Salah pentito o pedina Isis per depistare indagini?

di redazione Blitz
Pubblicato il 23 Marzo 2016 - 11:52 OLTRE 6 MESI FA
Salah pentito o pedina Isis per depistare indagini?

Salah pentito o pedina Isis per depistare indagini?

BRUXELLES – Salah Abdeslam vuole davvero collaborare con la giustizia? E quanto ci si può fidare di lui? O è una pedina dell’Isis con il compito di depistare le indagini? Secondo il criminologo belga Vincent Seron, “lo sapremo presto”, riferisce Francesca Pierantozzi sul Gazzettino. Basterà vedere come il terrorista di Parigi reagirà all‘attentato di Bruxelles. 

Se deciderà di cambiare idea, di non dire più nulla, smentendo quanto affermato dal suo avvocato, allora vorrà dire che sapeva tutto, spiega Seron. Quel che è certo è che Salah non è stato solo addestrato a far saltare in aria un ristorante o a sparare con un kalashnikov. L’addestramento dell’Isis, come sottolinea Pierantozzi sul Gazzettino, è molto più ampio e approfondito:

“L’Isis non addestra infatti i suoi «combattenti» soltanto a usare il kalashnikov, a scegliere gli obiettivi, a motivare i complici, ma anche a comportarsi con la polizia, a ingannarla prima di passare in azione, esibendo comportamenti non-radicali, come alcool, ragazze e discoteche, e anche dopo, in caso di cattura, in carcere, distillando con cura le dichiarazioni ai magistrati. Fino a qualche anno fa su un forum jihadista francofono si poteva scaricare il pdf di un “manuale di sopravvivenza in stato di fermo” in cui si potevano trovare strategie e astuzie per depistare la polizia e coprire i complici”.

Lo stesso procuratore di Parigi, François Molins, ha avvertito subito che

“le prime dichiarazioni di Salah, devono essere prese con molta precauzione perché lasciano aperti molti interrogativi”.

Uno degli avvocati delle famiglie delle vittime del 13 novembre, Samia Maktouf, ha invitato tutti a non cadere in quella che definisce una “manipolazione”:

“Stiamo attenti, non facciamone un pentito. Se si fosse pentito, non avrebbe avuto bisogno di tornare in Belgio, né di procurarsi altro materiale esplosivo. È stato uno dei cervelli degli attentati, non lo dobbiamo dimenticare, è qualcuno che ha orchestrato, che ha organizzato, che ha circolato in Europa per mettere insieme tutti gli elementi necessari per compiere gli attentati. Si comincia a descrivere un uomo che piange, qualcuno dice perfino che ormai aspettava la polizia, che voleva farsi catturare: è un’offesa alla memoria delle vittime”.