Servizi segreti tedeschi spiavano giornalisti esteri

di redazione Blitz
Pubblicato il 1 Marzo 2017 - 06:00 OLTRE 6 MESI FA

I servizi segreti tedeschi, Bnd, hanno spiato per anni i giornalisti stranieri in tutto il mondo inclusi inviati della BBC, Reuters e New Yok Times. A sostenerlo è Spiegel on line in esclusiva.

Arnaud Zajtman, 44 anni, non è una persona che potrebbe essere scambiata per un terrorista, commerciante di armi o spacciatore. Il giornalista belga è stato inviato in Africa per circa 20 anni, in particolare in Congo. Per 10 anni era di stanza a  Kinshasa come corrispondente, prima per la Bbc e poi per l’emittente televisiva France 24. Le sue storie erano incentrate sui bambini dimenticati del Congo, sulle battaglie combattute dai ribelli e sulle prime elezioni libere del paese dal 1965.

Nell’anno delle elezioni, nel settembre 2006, il Bundesnachrichtendienst (Bnd), l’agenzia di intelligence estera della Germania, si interessò vivamente al lavoro del giornalista. Nella lista di spionaggio c’erano due numeri di telefono congolesi di Zajtman, cosiddetti “selettori”, codici mirati a carpire informazioni specifiche.

Zajtman ne era all’oscuro. Gli agenti tedeschi non lo informarono che il suo telefono era sotto controllo, afferma il giornalista. Contattato da Spiegel sulle presunte intercettazioni da parte dei tedeschi, rimase inorridito. “Non è una bella sensazione sapere che qualcuno ti ascoltando quando hai a che fare con fonti molto sensibili.”

Ma il giornalista belga non è l’unico ad essere stato spiato. Secondo i documenti visti da Spiegel, negli anni successivi al 1999, il BND ha controllato almeno 50 utenze, fax e indirizzi e-mail di giornalisti o redazioni di tutto il mondo.
Tra questi erano incluse una dozzina della BBC, gli uffici dell’International World Service. I documenti indicano che l’agenzia di intelligence tedesca non solo controllava i telefoni dei corrispondenti della BBC in Afghanistan, ma anche le utenze e fax della sede di Londra.

Sulla lista Bnd anche un numero del New York Times in Afghanistan, così come diverse connessioni mobili e satellitari dell’agenzia di stampa Reuters in Afghanistan, Pakistan e Nigeria. Gli 007 tedeschi hanno anche sorvegliato il quotidiano indipendente Daily News dello Zimbawe, prima che, nel 2003, il dittatore Robert Mugabe ne sospendesse l’uscita per sette anni.
Altri numeri sulla lista appartenevano alle agenzie di stampa del Kuwait, Libano e India oltre ad associazioni di giornalisti in Nepal e in Indonesia. In Germania, i giornalisti godono di ampia protezione contro l’ingerenza da parte dello Stato; godono di tutela giuridica analoga agli avvocati, medici e sacerdoti: professioni che richiedono segretezza. Al fine di proteggere le loro fonti, i giornalisti tedeschi hanno il diritto di rifiutare di testimoniare in tribunale. La legge tedesca vieta all’agenzia di intelligence interna del paese di controllare su persone che hanno questo diritto.

“Reporter senza frontiere”, afferma che la sorveglianza sistematica da parte del BND sui giornalisti è “un attacco vergognoso alla libertà di stampa” e “una nuova dimensione di violazione costituzionale”.    Christian Mihr, capo della sezione tedesca di Reporter senza frontiere, dice che la libertà di stampa “non è un diritto concesso dalla gentilezza del governo tedesco, si tratta di un diritto umano inviolabile che si applica anche ai giornalisti stranieri.”

Le accuse sono esplose mentre la commissione d’inchiesta parlamentare tedesca sta concentrandosi sulla conclusione dell’indagine riguardante lo spionaggio degli Stati Uniti in Germania, il Datagate. Angela Merkel, che è apparsa davanti alla commissione, era l’ultima testimone chiamata a deporre e ora i componenti stanno lavorando al rapporto conclusivo. Ma l’ampio spionaggio Bnd sui giornalisti era solo un problema marginale.

I membri della commissione, ad esempio, nelle loro interrogazioni hanno chiesto dello scandalo Spiegel in cui emerse che i messaggi di posta elettronica di Susanne Koelbl, per diversi mesi nel 2006 furono letti dal BND. Gli agenti, hanno affermato che in quel momento il loro obbiettivo era il ministro afghano per l’industria e il commercio, con il quale la Koelbl era in contatto.

Le e-mail della giornalista, hanno insistito, erano state inavvertitamente intercettate e l’agenzia presentato le scuse.
Ma il controllo dei giornalisti, come risulta dai documenti dello Spiegel, non era, quasi certamente, involontario. I giornalisti o le redazioni erano chiaramente spiati dalla Bnd, che ha rifiutato di commentare le accuse.  “Reporter senza frontiere” teme che i servizi continueranno a controllare i giornalisti stranieri. E la nuova legge che li disciplina entrata in vigore a gennaio, non cambierà la situazione.