Turchia, ultimatum Erdogan: “Sgomberate Gezi Park”. Poi “apre” con referendum…

di Redazione Blitz
Pubblicato il 13 Giugno 2013 - 00:51 OLTRE 6 MESI FA
Turchia, ultimatum Erdogan: “Sgomberate Gezi Park”. Poi “apre” con referendum

Turchia, ultimatum Erdogan: “Sgomberate Gezi Park”. Poi “apre” con referendum (Foto LaPresse)

ANKARA – “O sgomberate subito Gezi Park o ve la vedrete con la polizia“. Il premier turco Recep Tayyip Erdogan sfodera il pugno duro con i manifestanti che da giorni ormai occupano il parco. I manifestanti chiedono le dimissioni di Erdogan e la rivolta partita da Gezi Park e da piazza Taksim ad Istanbul si è presto allargata al resto del Paese, da Ankara a Smirne.

Dalle minacce la polizia passa ai fatti: la notte tra 12 e 13 giugno ad Ankara altro gas lacrimogeno viene usato contro i circa duemila manifestanti che si erano radunati in Tunali street, nel centro della capitale. I poliziotti sono stati visti fermare un automobilista che suonava il clacson in segno di solidarietà con la protesta.

Il premier turco mostra il pugno duro, ma poi in un gesto di apparente apertura ipotizza un referendum sul progetto di sviluppo del parco, proprio quel progetto che ha dato il via alle proteste in tutta la Turchia. Apertura che arriva dopo che gli Stati Uniti e l’Unione europea hanno intimato ad Erdogan di “rispettare i manifestanti”. Diritto più volte violato con violente cariche della polizia a base di getti d’acq ua, lacrimogeni e arresti per messaggi su Twitter poco graditi al governo.

Ad Ankara dopo gli scontri durissimi della scorsa notte, c’è una calma tesa e molto precaria: a Piazza Taksim stanotte c’è un clima di attesa, mentre i manifestanti e la polizia in tenuta antisommossa si sorvegliano a vicenda. Una calma tesa è tornata il 12 giugno nelle due metropoli turche, dove una massiccia presenza della polizia confermava la linea del pugno di ferro zero decisa dal premier Erdogan.

Dopo l’annuncio di ‘tolleranza zero’ contro i manifestanti, Erdogan lancia l’ipotesi di un referendum a Istanbul sul progetto di distruzione di Gezi Park per fare posto a una replica di una enorme caserma ottomana, a un centro commerciale e a una moschea. Il progetto aveva scatenato, in difesa dei 600 alberi di Gezi Park, ultimo spazio verde del cuore di Istanbul, le prime proteste due settimane fa, poi dilagate in movimento nazionale anti-Erdogan.

L’annuncio dell’ipotetico referendum è stato fatto dopo un colloquio, che Erdogan aveva annunciato due giorni fa, fra lo stesso premier e 11 artisti e universitari presentati come ”rappresentanti della società civile” scelti dai suoi servizi per parlare della crisi di Taksim. La Piattaforma di Gezi Park che riunisce i 116 movimenti che partecipano alla protesta, non invitata alla riunione, ha subito respinto la proposta. ”Ci prende in giro”, hanno twittato diversi indignados.

La notte fra martedì e mercoledì è stata la più violenta dall’inizio delle grandi proteste antigovernative turche. A Taksim 3 mila poliziotti appoggiati da blindati e cannoni ad acqua si sono scontrati con decine di migliaia di manifestanti sotto una nuvola di lacrimogeni. Si è combattuto per otto ore. I feriti sono almeno 200. E dal mondo oggi sono piovute nuove condanne per la violenza sproporzionata contro i dimostranti.

La Casa Bianca ha espresso preoccupazione, esigendo il rispetto della libertà di espressione, di assemblea, di associazione, e di avere ”una stampa libera e indipendente”. Il Consiglio d’Europa ha parlato di ”violenza inaccettabile”. Amnesty di ”violenza brutale e vergognosa”. Il governo tedesco si è detto ”turbato” dalle immagini di Taksim. L’Italia, con il ministro degli Esteri Emma Bonino, ha parlato di ”uso sproporzionato della forza”.

A Istanbul, Ankara e Smirne migliaia di avvocati sono scesi in piazza per denunciare la brutalità della polizia e l’arresto di 73 loro colleghi. I ribelli hanno annunciato che continueranno a manifestare. Non è chiaro però se il movimento, essenzialmente spontaneo, cambierà strategia di fronte alla linea ‘militare’ adottata dal premier per porre fine al ‘maggio ’68 turco’.

Gli indignados si sono trovati intanto una nuova icona, la ‘Nonna Ribelle’, una anonima signora sui 70 anni, immortalata in una foto mentre affronta, fionda in mano, mascherina antigas sul viso e gruppo sanguigno ‘A+’ segnato col pennarello sul braccio – non si sa mai – i ‘robocob’ della polizia.

Il leader dell’ opposizione turca, il socialdemocratico Kemal Kilicdaroglu, che si è schierato con i giovani manifestanti e ha accusato Erdogan di essere ”un dittatore”, oggi ha lanciato un appello al capo dello Stato perché convochi un vertice di tutti i leader politici per far calare la tensione e fermare la violenza.

L’Autority televisiva nominata dal governo Erdogan ha invece deciso di multare la tv d’opposizione Halk tv, la sola che abbia trasmesso in diretta dall’inizio la protesta, censurata secondo i manifestanti dalle grandi tv su pressione del premier, percheé cosi facendo avrebbe ”danneggiato lo sviluppo fisico, morale e mentale di bimbi e giovani”.