Abu Omar: grazia parziale per l’ex agente Cia Sabrina de Sousa, eviterà carcere

di redazione Blitz
Pubblicato il 28 Febbraio 2017 - 21:46 OLTRE 6 MESI FA

ROMA –  Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha dato la grazia a Sabrina de Sousa, l’ex agente della Cia condannata in via definitiva per il sequestro nel 2003 dell’ex imam Abu Omar. Una grazia parziale, di un anno, concessa sulla base dell’istruttoria e del parere favorevole del ministero della Giustizia.

Sulla carta permane a suo carico una pena di tre anni di reclusione, termine che di per sé consente di richiedere le misure alternative al carcere. Ma di fatto, considerando anche la sospensione condizionale, il procuratore generale di Milano, Antonio Lamanna, subito dopo la firma della grazia da parte di Mattarella, ha già revocato l’ordine di esecuzione della pena emesso nei confronti dell’ex agente della Cia il 24 settembre 2012 e ha richiesto all’autorità di polizia l’immediata restituzione dell’ordine di esecuzione della pena “in quanto non più eseguibile”.

“Sabrina De Sousa è libera, perché le è stata concessa la grazia con riduzione di pena e dunque non potrà essere tradotta in Italia”, reagisce soddisfatto il legale della donna, Dario Bolognesi. A questo punto, anche se De Sousa rientrasse in Italia, di certo non andrà in carcere ed in ogni caso il suo avvocato potrà fare istanza al Tribunale di Sorveglianza di affidamento in prova ai servizi sociali. Cosa che ha già annunciato che farà. Si chiude così quello che rischiava di diventare un problema diplomatico di non poco conto con l’amministrazione Usa.

Da giorni si rincorreva la notizia di un possibile rientro in Italia dal Portogallo della De Sousa in forza di un mandato di arresto europeo emesso dall’autorità giudiziaria italiana. E nelle ultime ore era arrivata la conferma dell’arrivo a Fiumicino tra le 12 e le 13 di domani. Ma contemporaneamente il Quirinale ha definito l’esame della domanda di grazia e ha impresso una svolta al caso. Diversamente De Sousa sarebbe stata la prima degli agenti Usa condannati per il rapimento di Abu Omar a dovere scontare la pena in carcere, potendo dopo far leva sull’affidamento in prova. Abu Omar fu bloccato a Milano il 17 settembre 2003 da uomini della Cia e trasportato con la forza prima ad Aviano, poi in Germania, quindi in Egitto dove fu torturato. L’operazione, alla quale collaborarono uomini del Sismi, fu giustificata come una “extraordinary rendition”, il sequestro di un sospetto terrorista al di fuori delle procedure legali e finì col compromettere le indagini che i magistrati milanesi stavano conducendo sullo stesso filone.

Sull’operato degli 007 italiani, e tra questi Nicolò Pollari e Marco Mancini, ha prevalso il segreto di stato, seppure dopo una lunga serie di conflitti finiti di fronte dalla Corte Costituzionale. Dei 22 agenti americani coinvolti e condannati nessuno ha scontato la pena, perché gli Usa non li hanno fatti tornare in Italia e tre di loro, Joseph Romano, Bob Lady, Medeiro Betnie sono stati graziati. De Sousa, che ha sempre respinto le accuse, dichiarando che il giorno del rapimento era in settimana bianca e sostenendo di non essere mai stata formalmente informata della sentenza della Cassazione italiana, è stata condannata a sette anni, ridotti a quattro, perché tre sono coperti da indulto.

Doppia cittadinanza, statunitense e portoghese, oggi 61enne, venne arrestata nell’ottobre 2015 dalla polizia portoghese all’aeroporto di Lisbona in applicazione di un mandato di arresto europeo datato agosto 2006, mentre stava per imbarcarsi su un volo per l’India, dove avrebbe dovuto raggiungere la madre. In camera di sicurezza era rimasta per poco, poi era stata rilasciata in attesa della pronuncia della Corte Costituzionale portoghese a cui si era appellata, vedendo respinta l’istanza. E’ delle ultime settimane il via libera del Portogallo alla riconsegna all’Italia, a cui però si è aggiunto un busillis giuridico, perché il Portogallo aveva considerato il mandato d’arresto una misura cautelare legata a un procedimento ancora in corso anziché una misura definitiva. Ora, la grazia supera le varie pendenze e mette un punto finale a una vicenda, quella del rapimento di Abu Omar con le sue ricadute, che si trascina da anni.