Afghanistan: come è morto veramente Matteo Miotto?

Pubblicato il 6 Gennaio 2011 - 10:17 OLTRE 6 MESI FA

Prima hanno raccontato che l’alpino Matteo Miotto era stato ucciso da un proiettile sparato da un cecchino mentre si trovava su una torretta della base avanzata “Snow”, a 450 chilometri da Herat. Ora, riporta il Corriere della Sera, i capi militari informano che invece non fu un cecchino isolato a colpire il giovane militare. Miotto è caduto durante una vera e propria battaglia.

I capi militari dicono che fra le due versioni “non c’è contraddizione”. Nel senso che Miotto fu davvero abbattuto mentre si trovava sulla torretta di guardia. In pratica avevano nascosto lo scontro a fuoco e l’assedio che gli alpini hanno dovuto fronteggiare, asserragliati nella base in mezzo alla valle del Gulistan.

Il primo ad adombrare dubbi sulla vera dinamica dell’episodio è stato Francesco Miotto, il padre dell’alpino ucciso. “Mi hanno chiamato i suoi comandanti dall’Afghanistan – spiegò il giorno dopo la morte del figlio – Mi hanno detto che era stato colpito a una spalla. Invece adesso si parla di un colpo che l’avrebbe raggiunto al fianco. I dubbi, come si vede, non li ho avanzati io: ci sono delle versioni che non sono concordanti”.

Francesco Miotto aggiunse di non voler “alzare polemiche”. Anzi, manifestò comprensione verso i capi militari, gli sembrava possibile che “nei momenti concitati di un fatto come questo ci siano delle versioni discordanti. Ma noi famigliari vogliamo capire cosa è successo”.

Cosa è successo esattamente neanche adesso si sa con certezza. Lo stesso ministro La Russa ha annunciato di aver chiesto un rapporto in cui vengano resi noti tutti i dettagli. Certo, se si rileggono le notizie fornite fino a ieri, alla luce delle nuove rivelazioni balza evidente uno strano tentativo di occultare la realtà dei fatti.

La notizia dell’uccisione di Miotto arriva il 31 dicembre all’ora di pranzo. Si parla di un cecchino solitario che ha centrato l’alpino. Il giorno dopo, il primo gennaio, viene aggiunto qualche altro particolare. Dicono che Miotto era di guardia quando il cecchino lo ha colpito. E allora si pensa a un cambio di strategia dei talebani, si ipotizza la possibilità che accanto agli insorti agiscano abili tiratori scelti.

Ma qualcosa non quadra. In un primo tempo si dice che il proiettile è entrato sotto l’ascella di Miotto. Poi viene offerta una seconda versione: la parte colpita è il fianco. Lo stesso ministro della Difesa viene indotto a raccontare che si è trattato di “una tragica fatalità, il cecchino ha colpito il militare in una delle poche parti del corpo non protette”.

Della battaglia, dello scontro a fuoco nessun accenno. Rimane però inspiegabile il silenzio sull’attacco del 31 dicembre. Un silenzio che potrebbe avallare i sospetti di chi pensa che in Afghanistan si stia combattendo una guerra e non si deve dire. Sospetti, per la verità, ingiusti perché finora le notizie sugli scontri a fuoco, per esempio quelli attorno a Bala Murghab, sono state sempre rese note.