Alberto Bevilacqua morto in clinica a Roma: compagna Macaluso chiede autopsia

di Redazione Blitz
Pubblicato il 9 Settembre 2013 - 12:36 OLTRE 6 MESI FA
Alberto Bevilacqua: morto a Roma lo scrittore di 79 anni

Alberto Bevilacqua

ROMA – Alberto Bevilacqua è morto il 9 settembre 2013 nella clinica Villa Mafalda a Roma. Scrittore, regista e sceneggiatore italiano, ancora poeta e giornalista, Bevilacqua si è spento a 79 anni.

Lo scrittore era ricoverato nella clinica privata da ottobre 2012, un ricovero spontaneo per alcuni accertamenti che si trasformò in un lungo ricovero per via di uno scompenso cardiaco poi aggravatosi. Il pm potrebbe disporre l’autopsia sul corpo dello scrittore per determinare le cause del decesso.

“LESIONI COLPOSE” – Da tempo la compagna di Bevilacqua, Michela Macaluso, chiedeva di poterlo trasferire in un’altra struttura ospedaliera per curare “un’infezione multi resistente” che ne aveva aggravato le condizioni mediche. Essendo però la compagna, non ha potuto firmare i documenti necessari al trasferimento e così decise lo scorso gennaio di denunciare la struttura per “lesioni colpose”, denuncia ancora aperta e su cui la Procura indaga.

L’avvocato Rosa Zaccaria, che assiste la compagna di Bevilacqua, ha dichiarato al Corriere della Sera:

“Proprio stamani che avevamo avuto il via libera per una perizia di parte che accertasse le sue condizioni, abbiamo appreso la notizia del decesso. Dalla direzione di Villa Mafalda nessuno ci aveva avvisato. Lo abbiamo appreso dal nostro consulente che si era recato a trovarlo”.

LA CLINICA – La direzione della clinica si era difesa dichiarando che le cure erano state prestate d’accordo con la famiglia, la sorella di Bevilacqua,e che quindi ”non è stato violato alcun protocollo”. Era intervenuta anche la sorella dell’autore di Gialloparma, Anna: ”Mio fratello gode della protezione massima dei medici”.

INCHIESTA APERTA – Sulla degenza di Alberto Bevilacqua a Villa Mafalda è stata aperta un’inchiesta per lesioni colpose dalla Procura di Roma dopo la denuncia della Macaluso. Secondo la compagna nella clinica romana a Bevilacqua non venivano somministrate le terapie adeguate nonostante una retta giornaliera altissima, “circa tremila euro”.

Nell’inchiesta della Procura, affidata al pm Elena Neri del pool delle colpe professionali coordinato dall’aggiunto Leonardo Frisani, non appaiono indagati. Gli accertamenti sono stati affidati al Nas dei Carabinieri. Michela Macaluso non essendo spossata con Bevilacqua non poteva legalmente pretendere il trasferimento di Bevilacqua in altra struttura. Per questo si è rivolta all’autorità giudiziaria. Nel febbraio scorso il Tribunale Civile di Roma nominò l’avvocato Gabriella Bosco amministratore di sostegno provvisorio, ovvero una sorta di tutore, a favore dello scrittore.