Alessandro Pace, commercialista diventato guru in India: la sua storia un film

di Redazione Blitz
Pubblicato il 8 Giugno 2015 - 17:50 OLTRE 6 MESI FA
Alessandro Pace, commercialista diventato guru in India: la sua storia un film

Alessandro Pace oggi

ROMA – La prima volta che è andato in India Alessandro Pace aveva 18 anni, era il ’68, ed era partito da Roma e arrivato in autostop fino in Oriente. Ma è stato dopo, quando aveva già iniziato a lavorare come commercialista, che è tornato in India e ci è rimasto 10 anni. A far cosa? A ricercare Dio, e le risposte alle domande che un essere umano, prima o poi nella vita, tende a farsi.

Lui però le ha affrontate a modo suo e in India è diventato un “Baba”, un santone, un guru. Rasta, barba lunga, abiti arancioni: nelle città indiane li vedi spesso, sono coloro che hanno lasciato la vita ordinaria per seguire un percorso ascetico e di meditazione, vivono di offerte e dormono nei templi hindu o nelle foreste.

Ed è questa vita che Pace ha fatto per 10 anni, lasciando nella comune hippie di Roma il figlio Ram ancora bambino. E’ lui, ora giovane uomo, ad aver raccolto il materiale video del padre per fare un film. Si chiama “Samsara Diary”, documentario presentato al Biografilm Festival. Alessandro, in India ribattezzato Chandra, è poi tornato a Roma dove ha fondato un tempio hindu. Oggi ha trovato le risposte che cercava, come racconta a Repubblica:

Concretamente, cosa ha capito? “Come realizzare Dio, perché Dio non è un’entità separata, ma è dentro ognuno di noi”. A Roma ha creato un’oasi, “ho ricostruito una piccola India, con il fuoco sacro, le sculture e le statue” tutte realizzate da lui. Il suo tempio accoglie indiani, nepalesi, bengalesi, “vengono in tanti a pregare la dea Kalì, non la Madonna nera di cui parla il Vaticano, Kalì è Kalì… quella con la lingua di fuori” scherza il guru, facendo riferimento alla raffigurazione tipica della divinità. Nel suo luogo di culto “accadono tante cose straordinarie e bellissime”. Molte donne, ad esempio, vanno da lui perché non riescono ad avere figli, “e poi restano tutte incinte – sorride Chandra – l’ultima coppia era una coppia di cinquantenni, sono tornati da me con le lacrime agli occhi”.

Nonostante tutto però, sembra proprio che il desiderio principale di Baba sia quello di tornare in India, “mia moglie mi sta aspettando là e Ram può gestire il tempio, ha già fatto le mie veci quando non c’ero, ha imparato tutto”. E qual è il problema? “Non vogliono rilasciarmi il visto. Eppure consoli, ambasciatori mi conoscono tutti, vengono tutti a pregare da me, ma è una questione di burocrazia”.