Alessandro Romani, il parà eroe a cui hanno negato la tomba militare

di Redazione Blitz
Pubblicato il 18 Giugno 2017 - 10:42 OLTRE 6 MESI FA
Alessandro Romani, il parà eroe a cui hanno negato la tomba militare

Alessandro Romani, il parà eroe a cui hanno negato la tomba militare

ROMA – Insignito della Medaglia d’oro al valore dell’Esercito alla memoria e della Croce d’Onore alla memoria. Un eroe a cui è stata però negata la tomba militare. Carlo Romani è un papà che da più di tre anni sta combattendo per dare al figlio l’onore che merita. Alessandro è morto un giorno di settembre di sette anni fa, durante la guerra in Afghanistan, colpito a morte in combattimento mentre indossava il distintivo della Task Force 45, lui capitano incursore del 9º Reggimento d’assalto paracadutisti Col Moschin. E’ morto da soldato e avrebbe voluto sicuramente essere sepolto accanto ad altri soldati.

“E’ una questione di onore – dice il padre – e poi nell’area militare del Verano non ci sono loculi, ma si sta a terra… c’è più aria”. Una notizia, fatta di rimbalzi burocratici e di scaricabarile senza che nessuno riesca a dare una risposta concreta, che viene riportata da Laura Bogliolo per Il Messaggero:

 «Non disponiamo di informazioni precise in merito, in quanto la nota del dipartimento Tutela Ambientale si riferiva ad un cambio di loculo». Papà Carlo ascolta la risposta che aveva dato Ama alla nota inviata dalla Commissione capitolina permanente Ambiente. Ma il «cambio di loculo» non c’entra niente con la richiesta della famiglia di Alessandro. Un fraintendimento, l’ennesimo, nell’intricata vicenda «che si è trascinata per anni a causa di una serie di incomprensioni» spiega Carlo che voleva semplicemente traslare il corpo di Alessandro all’interno dell’area militare del Verano. Subito dopo i funerali, il capitano è stato sepolto nel cimitero monumentale, ma in un loculo, non nella zona dei militari.

«Hanno addirittura pensato che volessimo creare una tomba di famiglia nell’area militare» aggiunge Carlo. «Incomprensioni», come le chiama il papà di Alessandro e poi un ostacolo burocratico che suscita un sussulto nell’anima oltre che nello stomaco: «La domanda è stata presentata tre mesi dopo la scadenza». Scade il dolore, scade l’onore che merita un soldato. Nella seduta della Commissione di metà maggio l’Ama ha spiegato le regole: il Verano accoglie i militari colpiti in operazioni militari ma la domanda dev’essere inoltrata entro tre anni dalla morte. «I genitori del militare defunto hanno, però, presentato la domanda quattro anni dopo la scomparsa».