Guidava brillo in bicicletta, due mesi di domiciliari e poi in carcere. Alfano farà luce sul “caso” di Enrichetto

Pubblicato il 4 Agosto 2010 - 13:30 OLTRE 6 MESI FA

Il caso di Enrichetto, denunciato dal giornalista de La Stampa Massimo Gramellini, ha fatto muovere anche le alte cariche dello stato, in particolar modo il ministro della Giustizia Angelino Alfano, che si occuperà personalemente della vicenda.

Ma cosa è il “caso Enrichetto”? E’ la storia di un uomo che per aver girato in bicicletta con un bicchiere di vino in più in corpo si era visto affibbiare due mesi di arresti domiciliari ”come uno della cricca”, spiega Gramellini. Poi, un giorno, ad Enrichetto viene voglia di mangiare del salame. Esce di casa e va a comprarlo. Una zelante vicina di casa avverte subito i carabinieri e il malcapitato finisce direttamente in carcere come evaso.

”Adesso – racconta ancora Gramellini – Enrichetto giace nell’infermeria del carcere astigiano di Quarto. Rifiuta il cibo, come chi si sta lasciando morire. La sua non è una protesta. E’ che gli è venuta la malinconia. Sa che a settembre lo condanneranno per evasione e a lui non sembra giusto, ecco. Tutto perchè una volta è salito in bici un po’ brillo e un’ altra volta è uscito di casa per comprare un salame”.

”Ho letto ieri di questa storia – risponde Alfano dopo l’intervento di Donadi dell’Idv nel quale si chiedeva l’ interessamento del Guardasigilli – e avevo già chiesto ai miei uffici di accertare se esistono i presupposti per un intervento”. Secondo il ministro, infatti, per questa storia si potrebbe far valere il principio contenuto nell’articolo 27 della Costituzione secondo il quale le ”pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanita”’.