Alfano “Italia posto sicuro”. Statistiche estive credibili?

di Sergio Carli
Pubblicato il 16 Agosto 2015 - 13:45 OLTRE 6 MESI FA
Alfano "Italia posto sicuro". Dubbi sulle statistiche estive

Angelino Alfano “Italia posto sicuro”. Ma c’è da credergli?

ROMA –  In Italia non si denunciano più i piccoli crimini di cui sono vittime ogni giorno. Per questo il ministro dell’Interno Angelino Alfano può annunciare trionfante che

“L’Italia è un posto sicuro nel quale vivere; nel nostro Paese calano i reati commessi”.

Difficile credergli, perché le statistiche si basano su numeri e i numeri, specie col caldo estivo, fanno fatica a affluire al Viminale.

 

Né sono le statistiche di un ministro a toglierci di dosso il senso di disagio che proviamo uscendo di casa. Hai paura se guardi uno negli occhi che ti dia un pugno, hai paura e paghi cinque euro un parcheggio che dovrebbe costarne uno, hai paura e eviti le strade dove nessuno può darti aiuto.

Per il momento, il ministro dell’Interno Angelino Alfano, nel corso della tradizionale conferenza stampa di Ferragosto (presenti i tre capi delle forze dell’ordine, Pansa per la Polizia, Del Sette per l’Arma, Capolupo per la Gdf), ha dato cifre parziali: sette mesi e mezzo del 2015 a confronto con sette mesi e mezzo del 2014. Chissà perché non ha fornito indicazioni sui 12 mesi, da Ferragosto a Ferragosto. Misteri delle statistiche. O forse dell’afflusso dei dati ai centri di raccolta dei numeri.

Basta guardare le tabelle del Ministero dell’Interno. Nel 2014, tutto l’anno, i delitti commessi in Italia, e registrati dal Ministero, dalla strage al furto di una mela, sono stati 2 milioni e 811 mila. Nei primi sette mesi dello stesso 2014 sono stati 1 milione e 643 mila. Una possibile spiegazione è che l’attività criminale in Italia si scateni tutta fra il ritorno dalle vacanze e Natale. Ma sembra una grossa scemenza. Un’altra spiegazione è che l’afflusso dei dati non sia costante. Si tratta di un lavoro che grava sulle forze dell’ordine, che devono ritagliare dalla loro attività principale, scoprire e arrestare ladri e assassini, del tempo prezioso per riempire i moduli chiesti dagli alti comandi e dalla alta burocrazia. Sono cose che si fanno all’ultimo momento, oltre il tempo massimo.

Se queta spiegazione tiene, allora dobbiamo aspettarci che il dato di fine anno sia in linea con questa proporzione:

1.424 mila  sta a x come 1.643 mila stava a 2.811.

Un milione e 424 mila delitti e crimini in genere nei primi 7 mesi e mezzo del 2015: il calo rispetto al 2014 c’è ma non sarebbe giusto darlo per acquisito. Le forse dell’ordine sono sempre più prive di mezzi, sono sempre più oberate di fatica con oraìganici all’osso, il Ministero piò aspettare.

La soluzione la avremo fra qualche mese, al massimo un anno. Per quello che vale. Leggiamo questa altra statistica pubblicata dalla Gazzetta di Mantova:

“Le province in cui i furti in casa sono aumentati di più nell’ultimo decennio sono Forlì-Cesena (al primo posto, +312,9%), Mantova (+251,3%), Udine (+250,0%), Terni (+243,7%) e Bergamo (+234,3%). Tra le grandi città, gli aumenti maggiori si registrano a Milano (+229,2% nel periodo 2004-2013), Firenze (+177,3%), Torino (+172,6%), Padova (+143,3%), Palermo (+128,4%), Venezia (+120,9%), Roma (+120,6%), Bologna (+104,5%) e Verona (+103,4%)”.

Che ora tutto sia cambiato perché ministro è Alfano?

Già la onesta cronaca di Alberto Custodero su Repubblica basta a renderci inquieti:

“Alfano ha fornito i dati sull’andamento della criminalità. “L’Italia è un posto sicuro nel quale vivere – ha detto il ministro – nel nostro Paese calano i reati commessi”. Poi, però, ha glissato sul calo dell’attività di contrasto alla criminalità. Il totale dei delitti commessi, nei primi sette mesi dell’anno, rispetto allo stesso periodo del 2014, è sceso del 13 per cento: meno 14 gli omicidi volontari, meno 16 le lesioni dolose, meno 23 le violenze sessuali, meno 14 le rapine, meno 10 i furti, meno 20 le ricettazioni, meno 15 le frodi informatiche, meno 35 i reati di sfruttamento e di pornografia minorile”.

Contrasta con tutto quello che si legge ogni giorno nei  comunicati di Questure, Carabinieri, Guarda di Finanza. Prosegue Alberto Custodero:

“Quel che Alfano non dice, e non spiega, è che cala anche l’attività di contrasto alla criminalità, in percentuale molto più significativa del calo dei delitti commessi. Sempre nello stesso periodo, infatti, il totale dei delitti scoperti è sceso del 25 per cento: in media, un reato su quattro non viene più scoperto e resta impunito. E il totale delle persone denunciate s’è ridotto della stessa misura: una persona su quattro, rispetto all’anno scorso, non viene più denunciata o arrestata. Difficile dare una spiegazione a questo fenomeno, in parte si potrebbe spiegare con il taglio di risorse (4 miliardi di euro) che gli ultimi governi, a cominciare da quelli Berlusconi, hanno fatto al Comparto Sicurezza. Ma i motivi possono essere altri e più complessi”.

Può valere, per questo lato della statistica, quanto enunciato sopra a proposito dei crimini commessi.