“Alma Shalabayeva non doveva essere espulsa”: Corte Cassazione condanna Viminale

di Redazione Blitz
Pubblicato il 30 Luglio 2014 - 17:12 OLTRE 6 MESI FA
"Alma Shalabayeva non doveva essere espulsa": Corte Cassazione condanna Viminale

Alma Shalabayeva

ROMA –  “Alma Shalabayeva, moglie del dissidente kazako Muktar Abliazov, non doveva essere espulsa dall’Italia e il provvedimento di rimpatrio è viziato da manifesta illegittimità”: con queste parole la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della Shalabayeva e condannato il ministero dell’Interno a pagare alla donna 5.200 euro per le spese legali.

La notte del 28 maggio del 2013 funzionari della questura e del Viminale fecero irruzione nella villetta di Casal Palocco, quartiere a sud di Roma, in cui la donna viveva insieme alla figlia Alua di 6 anni e portarono via le due donne, che il 31 maggio vennero espulse con un volo per il Kazakhstan. 

Quando esplose lo scandalo per il caso Shalabayeva, il ministero dell’Interno era guidato da Angelino Alfano che fu investito dalle polemiche e dalle critiche provenienti anche dalla comunità internazionale.

Secondo la Cassazione c’è stata troppa fretta da parte delle autorità italiane nelle procedure di espulsione e trattenimento di Alma Shalabayeva e non sono neppure state adottate le traduzioni linguistiche affinché la donna potesse chiarire le condizioni del suo soggiorno in Italia. L’irruzione notturna a Casal Palocco era stata fatta per cercare il marito della donna, e non per finalità di prevenzione e repressione dell’immigrazione irregolare, sostiene la Cassazione.

Oltre ad aver criticato l’irruzione notturna nell’abitazione di Casal Palocco, la suprema corte rimprovera anche alle autorità – ministero dell’Interno, Prefettura e Questura di Roma – di aver avuto conoscenza “dell’effettività identità” della donna e il fatto che era in possesso non solo di un valido passaporto diplomatico centroafricano ma anche di due permessi di soggiorno efficaci rilasciati dal Regno Unito e dalla Lettonia.