Angelo Rizzoli arrestato per bancarotta. Moglie indagata. “Crac da 30 milioni”

Pubblicato il 14 Febbraio 2013 - 10:45| Aggiornato il 28 Giugno 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA- L’imprenditore Angelo Rizzoli è stato arrestato a Roma. L’accusa della Procura di Roma nei suoi confronti è di bancarotta fraudolenta. Oltre a lui, è indagata anche la moglie Melania De Nichilo, deputata del Pdl. Nei suoi confronti il reato ipotizzato è concorso in bancarotta.

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Angelo Rizzoli, secondo l’Ansa, è accusato di bancarotta fraudolenta. La Procura capitolina contesta a Rizzoli un crac finanziario da 30 milioni di euro. Gli sono state sequestrate società e immobili per un valore di 7 milioni.

Nell’ordinanza del gip è scritto che Angelo Rizzoli è accusato di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale per aver provocato, in qualità di amministratore unico della ”Rizzoli Audiovisivi’‘ (oggi ”Tevere Audiovisivi”), il fallimento di quattro società di produzione cinematografica: la ”Produzioni Internazionale”, ”Ottobre Film”, ”Delta Produzioni” e ”Nuove Produzioni”.

Per Rizzoli è stato disposto il ricovero nell’ospedale Sandro Pertini di Roma. La decisione è del gip Aldo Morgigni. Questa decisione è stata presa su richiesta dei pm, in seguito alle condizioni di salute dell’imprenditore, sottolineate anche dalla documentazione medica consegnata alla Guardia di Finanza.

Rizzoli, sostiene il Gip, utilizzava le quattro società ”per la produzione in subappalto dalla controllante di prodotti cinematografici e televisivi i cui proventi venivano incamerati interamente dalla Rizzoli Audiovisivi che poi ometteva di pagare le fatture delle controllate rendendo le suddette non in grado di far fronte ai debiti assunti nei confronti dei fornitori e dell’erario”.

L’attività di distrazione e di dissipazione, secondo quanto accertato dai finanzieri del Comando Provinciale di Roma, ha determinato debiti delle società fallite per 20 milioni di euro nei confronti dell’Erario (14 milioni e mezzo), Inps (due milioni 242 mila euro) e Enpals (tre milioni e 779 mila euro).

Al solo Rizzoli si contesta, inoltre, di aver distratto e comunque dissipato i beni e le risorse dalla Rizzoli Audiovisivi ”prelevando dalle casse sociali, a titolo di compenso di amministratore dal 2004 al 2011 (periodo in cui la societa’ faceva registrare perdite per 7 milioni e 286 mila euro) la somma di 6 milioni, e dal 2009 al 2011 di 2 milioni e 400 mila euro sproporzionate ed incongrue all’andamento economico della società e comunque eccedente di 2 milioni e 314 mila euro complessivi il compenso autorizzato dall’assemblea dei soci (900 mila euro annui).

Dal capo di imputazione, indicato nell’ordinanza, emerge poi che Rizzoli e De Nichilo dissipavano le risorse della Tevere Audiovisivi ”effettuando continui finanziamenti alla Gedia con cui “la suddetta società provvedeva a sostenere le spese per l’acquisizione, la ristrutturazione, la gestione ed il mantenimento delle possidenze immobiliari in uso a Rizzoli e alla De Nichilo in Roma e Capalbio, finanziamenti che raggiungevano l’importo complessivo di 6 milioni e 767 mila euro”.

La De Nichilo, in veste di socia di minoranza delle Tevere Audiovisivi e di socia unica della società Gedia (“cassaforte” del gruppo Rizzoli), è insieme con il marito destinataria del provvedimenti di sequestro preventivo degli immobili, in particolare un appartamento nel quartiere Parioli ed una tenuta a Capalbio. I sequestri a carattere preventivo non sono inclusi tra le misure per cui e’ necessaria l’autorizzazione da parte del Parlamento.

Rizzoli è da anni vicino a Silvio Berlusconi. Come scritto da BlitzQuotidiano anni scorsi, alla notizia della separazione dell’ex premier da Veronica Lario Rizzoli si schierò con Berlusconi, criticando anche il figlio di lui, Luigi, che aveva attaccato il padre.

La sentenza sulla vendita del Corriere della Sera, che ha visto soccombente l’ex editore Rizzoli, è anche una sconfitta giudiziaria per Berlusconi. Per  l’ex premier, Angelo Rizzoli è “l’esempio di ciò che sono capaci di fare alcuni pm della Procura di Milano”: per causa loro, “venne espropriato di tutti i suoi beni per consegnare il Corriere della Sera, che era un giornale moderato, e tutte le pubblicazioni della Rcs agli amici della sinistra”.