Antonio Scafuri muore in codice rosso dopo 4 ore di attesa. Il padre: “Lo hanno ammazzato”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 20 Agosto 2017 - 12:38 OLTRE 6 MESI FA
Antonio Scafuri

Antonio Scafuri

NAPOLI – Muore in pronto soccorso a Loreto Mare dopo aver aspettato, con un codice rosso, un trasferimento per quattro ore.

Ore che sarebbero risultate fatali per un 23enne che, a Napoli, è morto il giorno dopo il ricovero. Il ragazzo, Antonio Scafuri, doveva eseguire una agioTac dopo un incidente grave avvenuto a Ercolano.

“Me l’hanno ucciso. Mio figlio era un leone e l’ho perso a causa della totale negligenza dei medici che l’avrebbero invece dovuto curare. Voglio la verità, soltanto la verità su quanto accaduto. E per questa verità combatterò ogni giorno della mia vita”. Non riesce a darsi pace Raffaele Scafuri, il padre di Antonio.

Un calvario, ad ascoltare Scafuri, iniziato quando il figlio è entrato al Loreto Mare: “Erano le 21 quando siamo entrati al pronto soccorso. Una volta accolto e sistemato su un lettino ci è stato detto che occorreva fare un Angiotac”. Un esame che col passare delle ore non veniva eseguito: “Si saranno fatte le 4 quando sono andato in escandescenze, diventando anche maleducato. Intanto due medici avevano litigato sotto i nostri occhi: uno dei due doveva accompagnarci a fare l’Angiotac. Alla fine uno dei due si è deciso: siamo saliti sull’ambulanza per recarci nell’area dove doveva essere effettuato l’esame”. Durato 4 ore: “Alle 8 – prosegue Raffaele Scafuri – ci hanno detto che l’esame aveva dato esiti favorevoli ma che il ragazzo sarebbe comunque stato sistemato in Rianimazione a causa delle ferite riportate. Antonio era lucido”.

Il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha disposto l’invio della task force per accertare quanto accaduto a Napoli all’ospedale Loreto Mare dove un giovane ricoverato in codice rosso in pronto soccorso è deceduto dopo aver atteso per ore il trasferimento ad altra struttura. Lo annuncia una nota del ministero della Salute, precisando che della task force fanno parte esperti dell’Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), Carabinieri del Nas e ispettori del Ministero della Salute.