Augusto La Torre, selfie su Facebook per il boss in permesso: 230 “like”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 10 Marzo 2015 - 11:52 OLTRE 6 MESI FA
Augusto La Torre, selfie su Facebook per il boss in permesso: 230 "like"

Il selfie su Facebook di Augusto La Torre

CASERTA – Un selfie in auto, mentre si gode i primi minuti di permesso premio. E la foto di Augusto La Torre, boss di Mondragone (Caserta) condannato per camorra ed estorsione, riceve una pioggia di “mi piace” su Facebook. La foto, rimossa dopo poco, è stata postata sul social network dal figlio di Augusto che era andato a prenderlo in carcere a Ferrara.

La Torre è in carcere dal 1996 e ha trascorso alcuni periodi al 41 bis, il carcere duro per i reati di mafia. E’ sotto processo per diversi omicidi. La foto di Augusto sorridente su Facebook ha raccolto 230 “mi piace” in poche ore. Ora è stata rimossa ma Antonio Castaldo del Corriere della Sera ha letto alcuni commenti:

Una pioggia di pollici all’insù e tanti commenti inneggianti al «ritorno del masto». C’è chi si congratula per «la bella notizia» e chi si compiace perché «la tigre è tornata», chi sospira «finalmente», e un po’ tutti che augurano al capo il «bentornato». Tra i più entusiasti, ricorrono i nomi di famiglie strettamente legate al clan, uno dei più spietati della galassia dei casalesi.

Chi è La Torre? Continua Castaldo:

Augusto La Torre ha oggi 52 anni ed è assistito da un’autentica autorità dell’antimafia italiana, l’ex pm Antonino Ingroia, che esaurita l’esperienza politica ha preso a fare l’avvocato. La Torre è detenuto dall’8 giugno 1996, ed ha scontato lunghi periodi di detenzione al 41 bis. In carcere si è laureato in psicologia ed è diventato vegetariano. Da qualche anno le misure carcerarie si sono attenuate perché il boss ha cominciato a collaborare con la giustizia. Ha svelato, ad esempio, dove erano state sepolte le vittime del suo clan. Secondo i magistrati che a lungo hanno indagato su di lui, la sua organizzazione criminale aveva elaborato una tecnica di eliminazione che ora si definisce, appunto, “alla mondragonese”: macellare a decine e decine di colpi la vittima, occultarla nei pozzi delle campagne e lanciare bombe a mano per dilaniare il corpo e far rovinare la terra sui resti che così si impantanano nell’acqua.

In un corto circuito tra vittime e carnefice, c’è anche il caso della figlia di una delle sue vittime che ha messo “mi piace” sulla foto di La Torre in permesso premio. Si tratta di Daniela Nugnes, figlia di Antonio:

In questo modo fece fuori Antonio Nugnes, vicesindaco democristiano scomparso nel nulla nel 1990 (si era opposto alla gestione del clan degli appalti pubblici e all’ingerenza nelle vicende politiche e amministrative, in particolare all’ingresso di Augusto nell’azionariato di Incaldana, una clinica privata in via di costruzione vicino a Roma). Fu Augusto stesso, tredici anni dopo, a rivelare dove erano occultati i resti del cadavere. Sul posto furono rinvenuti quattro tibie, due crani e tre mani (oltre ai resti di Nugnes, anche quelli di Vincenzo Boccolato, camorrista legato a Cutolo, ucciso per aver osato parlar male di Augusto in una lettera a un amico scritta dal carcere). Tra i primi a protestare per l’ondata di esultanza che ha accompagnato la foto apparsa su Facebook, la testimone di giustizia Carmela Prisco, costretta a una vita sotto protezione dopo aver reso la sua determinante testimonianza. E la figlia dello stesso Nugnes, Daniela, oggi assessore regionale.