Augusto Minzolini, Cassazione conferma condanna per peculato

di Redazione Blitz
Pubblicato il 13 Novembre 2015 - 09:30 OLTRE 6 MESI FA
Augusto Minzolini, Cassazione conferma condanna per peculato

Augusto Minzolini, Cassazione conferma condanna per peculato (Foto LaPresse)

ROMA – Augusto Minzolini è stato giudicato colpevole di peculato. I giudici della Cassazione lo hanno stabilito con la sentenza depositata il 12 novembre dopo il ricorso presentato del giornalista e parlamentare. I giudici hanno confermato la condanna a 2 anni e mezzo per l’ex direttore del Tg1 della Rai, accusato di aver usato la carta aziendale per spese personali. Confermata anche l’interdizione dai pubblici uffici per la durata della pena, come aveva stabilito la precedente sentenza della Corte d’Appello di Roma il 27 ottobre 2014.

 

Il giornalista e senatore di Forza Italia ha commentato la sentenza dicendosi “allibito” dalla decisione della Cassazione:

“Sono allibito. In appello sono stato condannato da un giudice che è stato sottosegretario con i governi Prodi e D’Alema. E’ come se Prodi o D’Alema dopo aver militato in politica per anni giudicassero Berlusconi. Questo e’ il sistema giudiziario italiano. Sono stato assolto in primo grado e condannato in appello a una pena maggiore di quella che chiedeva l’accusa. Evidentemente c’è qualcuno che mi vuole vedere fuori dal Parlamento”.

Secondo l’accusa l’ex direttore avrebbe utilizzato in maniera impropria la carta che gli era stata fornita dall’azienda per le spese di rappresentanza, consegnando sì le ricevute ma senza giustificare il motivo delle spese per i pasti, per un importo di circa 65mila euro.

Minzolini era stato assolto dal tribunale di Roma in primo grado il 14 febbraio 2013 con la motivazione che non avesse consapevolezza di stare spendendo impropriamente denaro pubblico in quanto la stessa Rai gli aveva messo a disposizione la carta di credito che credeva una compensazione per l’esclusiva inserita nel contratto con la Rai. Era stato poi condannato dalla Corte d’Appello di Roma il 27 ottobre 2014. Da qui il ricorso in Cassazione presentato dal difensore dell’ex direttore, l’avvocato Franco Coppi.