Baby squillo Parioli, due anni senza condizionale a un cliente

di redazione Blitz
Pubblicato il 26 Settembre 2016 - 14:48 OLTRE 6 MESI FA
Baby squillo Parioli, due anni senza condizionale a un cliente

Baby squillo Parioli, due anni senza condizionale a un cliente

ROMA – Due anni di galera e interdizione perpetua dai pubblici uffici. Pesante condanna per un cliente delle baby squillo di Roma. Uno studente universitario di 24 anni, che sognava di diventare avvocato e ora travolto dallo scandalo dei Parioli. Un giovane col pallino del sesso a pagamento e incline alla menzogna, secondo il gip Paola di Nicola che ha firmato la condanna. La stessa giudice che aveva fatto un bello sconto a un 35enne, anche lui cliente di una delle due 15enni, obbligato ad acquistare alla ragazza 30 libri e due dvd sull’identità femminile, invece dei 20 mila euro di danni morali.

A nulla sono avvalse le scuse presentate dal 24enne che ai magistrati ha provato a dire di non aver mai fatto sesso con la ragazzina, perché quella che si era ritrovato davanti non corrispondeva al suo concetto di ragazza ideale. Testualmente, “al modello di donna della Roma bene”. “Non era nel mio stile – avrebbe detto – nelle mie necessità, in quel momento”.

Ma per il gip valgono le tre telefonate per contrattare un rapporto sessuale a pagamento per 150 euro: l’indirizzo era quello ormai tristemente noto di viale Parioli 190. “Sostanzialmente – ha detto il giovane – Non era nel mio stile. E comunque non avevo stabilità emotiva per proseguire anche nell’incontro”. La seconda scusa, che ha infastidito il giudice, riguarda un presunto disagio psicologico, causato dalla morte del padre. “Una strumentalizzazione piuttosto goffa – ha scritto il gip – visto che la scomparsa risaliva a tre anni prima”.

Per il giudice valgono i fatti oggettivi e cioè gli accordi telefonici sul rapporto da consumare, indicanti oggetto, luogo e prezzo. A peggiorare la sua posizione poi l’ultima bugia, sull’età della ragazzina: “Non ho riscontrato minimamente la differenza di età”, ha detto in aula. “Non sapevo riconoscere se fosse minorenne di 16,17 anni o di 18,19”. Morale della favola non gli hanno concesso nemmeno la condizionale: “Nulla fa ritenere – ha scritto il gip – che in futuro l’imputato si asterrà dall’intrattenere rapporti con minorenni”.