Baby squillo Parioli, Mirko Ieni: “Mi pento, ho sbagliato per ingenuità”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 18 Dicembre 2013 - 11:12 OLTRE 6 MESI FA
Baby squillo Parioli, Mirko Ieni: "Mi pento, ho sbagliato per ingenuità"

Baby squillo Parioli, Mirko Ieni: “Mi pento, ho sbagliato per ingenuità”

ROMA – “Sono pentito, ho sbagliato per ingenuità”. Mirko Ieni, lo sfruttatore delle baby squillo dei Parioli a Roma, si dichiara pentito per le sue azioni in tre lettere indirizzate ai parenti, al ministro Anna Maria Cancellieri e a Paola Severino. In particolare Ieni chiede al ministro Cancellieri le stesse “attenzioni” riservate al caso Ligresti: “Se questa è la punizione per un mio atteggiamento morale superficiale, dettato dall’ingenuità, allora preferisco morire di fame”.

Alessandro Di Liegro su Il Messaggero riporta le parole di Ieni, scritte nel carcere di Regina Coeli dove è agli arresti:

“«Pecco d’ingenuità, quella stessa che vorrei mantenere nel credere ancora nelle parole proferite da chiunque come veritiere». Nella lettera del 28 Novembre scorso, la prima e l’unica indirizzata alla sua famiglia, chiede scusa ai suoi cari: «In cinque mesi ho distrutto tutto quello che avete fatto, ma anche lì ingenuo e stupido. Pensavo di non fare niente di male. Io consapevole, loro consapevoli, tutti d’accordo. Quando ho saputo la loro reale età mi è caduto il mondo addosso». Al padre scrive: «Sei sempre stata la mia forza», alla madre chiede se hanno fatto il presepe e immagina i preparativi per le feste: «cosa potevamo inventarci per Natale? Sono sicuro che sarà tutto buonissimo»”.

Oltre alle lettere alla famiglia, Ieni scrive alla Severino e alla Cancellieri:

“Il mio nome è Ieni Mirko – scrive – imputato nei fatti delle, come amano chiamare, baby squillo. Io avrei scritto Ragazzi Sportivi perché si tratta di ragazzi che corrono continuamente verso mete che molte volte non sono le più giuste e morali, ma unico modo per non restare indietro e sentirsi esclusi».

Per Ieni è insopportabile essere l’unico a pagare per «aguzzini senza scrupoli che obbligano e minacciano delle ragazze», come se fosse stato usato su di lui il metro del colpirne uno per educarne cento. «Non condividerò la mia vita con chi ha violentato, abusato, costretto»”.

Ieni si dice pentito per la vicenda e per la leggerezza con cui l’ha affrontata:

“ritenendosi figlio di una società maligna dove «nessuno fa nulla per bloccare il traffico di prostitute» puntando il dito anche sui siti – come quello dove lui inseriva gli annunci per le adolescenti dei Parioli – che accettano denaro per mettere in evidenza annunci che favoriscono il «meretricio». Così come accusa i proprietari di case, coscienti dell’uso illecito che ne fanno alcune inquiline e i centri massaggi che offrono servizi legati alla prostituzione: «E’ mai possibile che in un giro così grande solo io debba pagare per un sistema di malaffare che nessuno controlla?»”.