Baby squillo Parioli, Riesame: “Spregiudicate e spavalde pur di fare soldi”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 26 Novembre 2013 - 10:13 OLTRE 6 MESI FA
Baby squillo Parioli, Riesame: "Spregiudicate e spavalde pur di fare soldi"

Baby squillo Parioli, Riesame: “Spregiudicate e spavalde pur di fare soldi”

ROMA – “Spregiudicate e spavalde pur di fare soldi”. Le due baby squillo dei Parioli, che appena quindicenni si prostituivano e difendono negli interrogatori il loro protettore, sono “moralmente devastate”. Un elemento “inquietante e di particolare squallore”, scrivono i giudici del Tribunale del Riesame negli atti prima di dire no alla scarcerazione degli arrestati.

Mirko Ieni, detto Mimmi, per le due baby squillo non è un protettore, ma un amico. E la madre di una delle ragazze che la invitava a prostituirsi per portare i soldi a casa non ha certo creato un ambiente familiare sano, riporta Grazia Longo su La Stampa:

“Se la vicenda – come si evince nelle 43 pagine dei giudici del Riesame che dicono no alla scarcerazione degli arrestati – è nel complesso «di particolare squallore», altro «elemento inquietante è la devastazione morale delle due minorenni».E il motivo va ricercato «anche nello scenario retrostante la vicenda: gli inquinati rapporti familiari, la spavalderia delle due ragazze sfociata anche in comportamenti aggressivi verso i genitori e la pervicacia dimostrata nel raggiungimento dei loro scopi».

Anche la madre ha un ruolo fondamentale:

“«senti un po’, ma tu che fai? Nun te movi oggi? Dobbiamo recuperare perché io sto a corto»”.

Minorenni, spregiudicate e aggressive, questo il ritratto delle baby squillo:

“Ragazze «sì minorenni, ma spregiudicate, libere, e determinate nel raggiungimento dei loro scopi, alla ricerca di sensazioni forti, desiderose di beni costosi e disposte a tutto pur di averli. Bisognose di soddisfare la sete di apparire grandi, di essere desiderate, di eccitare, di essere belle ed anticonformiste»”.

Ieni per i giudici rimane la “figura chiave”:

“L’uomo sapeva «sicuramente» che le due «erano minorenni, anche se faceva finta di non sapere». E ancora: «Non ha avuto alcun scrupolo nello sfruttare minorenni al solo fine di ottenere utilità economiche» e non ha avuto alcun «senso di vergogna, di autocritica, di ripensamento»”.

Fulvio Fiano sul Corriere della Sera spiega che da quando le ragazze avevano conosciuto Ieni il lavoro era aumentato:

“«Entrambe le ragazze – continuano i giudici – lavoravano tre volte a settimana ma, da quando avevano conosciuto Ieni, lavoravano tutti i giorni». I testi di telefonate e sms allegati alle indagini raccontano di indicazioni, rimproveri, controlli sulla loro attività tali da offrire «una granitica prova indiziaria»”.

Anche la madre di una delle baby squillo sfruttava la figlia, pur avendo dichiarato di non essere a conoscenza della situazione nella sua linea difensiva:

“«Sfruttava la figlia minore utilizzando il denaro da quest’ultima procuratole provento dell’attività fi prostituzione». Non solo: «L’altra mamma che ha sporto la denuncia riferisce di aver chiaramente detto all’arrestata, già a giugno e luglio scorso, dell’attività di prostituzione svolta dalle minori e per di più di averle già in precedenza manifestato i suoi forti sospetti in proposito»”.

E anche la posizione di Riccardo Sbarra, commercialista e cliente, non è delle migliori:

“Riccardo Sbarra non è più ritenuto un protettore. È uno dei clienti delle ragazze, ma secondo il Tribunale se libero potrebbe «replicare la condotta». Inoltre sussisterebbe il pericolo di inquinamento probatorio e su di lui negativamente pesa «il sintomatico comportamento assunto in sede di perquisizione domiciliare allorquando ha distrutto due computer gettandoli dalla finestra all’evidente scopo di impedire agli investigatori di scoprire ulteriori elementi».”