Bambina morta in ospedale a Roma, il primario: “C’è stata una complicanza”

di redazione Blitz
Pubblicato il 15 Settembre 2013 - 07:50 OLTRE 6 MESI FA

ambulanzaROMA – “C’é stata una complicanza che in casi così gravi può accadere. Sono intervenuto perchè chiamato durante l’intervento, ma il collega che operava é esperto. E non é vero che abbiamo sbagliato catetere”. Così all’ANSA Mario Dauri, primario anestesista del Policlinico Tor Vergata, sul caso della bimba morta.

“Abbiamo tentato di rianimare la bambina appena ci siamo resi conto della gravità della situazione. Non é stata abbandonata. E nessuno dell’equipe é andato a pranzo, come dice il padre”.

La piccola Gloria Maria, due anni e mezzo, era venuta a Roma con i genitori da Gela. Aveva bisogno di un trapianto di midollo, il donatore era già stato identificato nel fratello maggiore.

Mercoledì un’operazione quasi di routine, preparatoria all’intervento vero e proprio, con l’inserimento di un catatere che avrebbe però provocato la morte della bimba.

“Personalmente ne sto soffrendo molto – ha continuato il medico -, sono anch’io padre di tre figli, mi metto nei loro panni. Sono estremamente addolorato ed esprimo un senso di assoluta solidarietà ai genitori. Comprendo la loro disperazione, purtroppo l’ematologia pediatrica é un ‘setting’ piuttosto pesante”.

Dauri, 58 anni, dal 1990 si occupa di ematologia come anestesista. Dovrà comparire nelle inchieste giudiziarie e amministrative aperte sul caso. “Sono intervenuto durante l’operazione per il posizionamento del catetere venoso perchè chiamato, c’era una difficoltà (sarebbe durato 3-4 ore invece dei 40-60 minuti abituali, ndr) – racconta il primario -. Ma il collega titolare dell’intervento é esperto e in gamba, ha 50 anni. Tutta l’equipe aveva una preparazione adeguata. Ma questo non é un intervento di routine, come é stato scritto: in una bambina così piccola non é semplice. Si tratta di inserire un tubo di silicone in un piccolo vaso sanguigno. Non é assolutamente vero che é stato sbagliato il catetere, ne é stato usato uno pediatrico”.

In base ai risultati dell’autopsia sul corpo della bambina si ipotizza che invece il catetere fosse inadeguato o che sia stata sbagliata una manovra operatoria, provocando la rottura di una vena. Un polmone si sarebbe riempito di sangue provocando l’arresto cardiocircolatorio. “Dopo l’operazione la bambina é stata portata in ‘sala risvegli’, affidata a personale qualificato. Ho ordinato una lastra al torace, come da procedura – prosegue Dauri -, ma non é compito dell’anestesista vedere cosa risulta dalla lastra. Ho dato disposizioni e lasciato la paziente a 3 anestesisti. Poi sono stato informato che erano intervenute delle complicazioni. Si é pensato subito a rianimarla e non sono certo passate tre ore, come ho letto sui giornali. So che la bambina ha avuto un pneumatorace, ma non ho letto il referto dell’autopsia”.

“Ci assumiamo tutti le nostre responsabilità e vedremo l’esito delle inchieste – dice Dauri -, ma questo tipo di complicanza che determina lesioni vascolari può accadere. L’anemia falciforme di cui soffriva la bimba é una malattia estremamente grave e il trapianto di midollo ha un alto tasso di mortalità”. Al padre della bimba, Antonino Ascia, il primario del Policlinico risponde anche sull’accusa secondo cui l’equipe avrebbe abbandonato la paziente dopo l’intervento per andare a pranzo. “Non é assolutamente vero, abbiamo fatto altri interventi – dice Dauri -. Lui non c’era e gli avranno riferito così. Capisco la sua disperazione, ma purtroppo l’ematologia pediatrica é un setting piuttosto pesante. E’ stata data una chiave di lettura un pò distorta. Complicanze di questo tipo in interventi del genere possono accadere”.