Bare cinesi “taroccate” come le griffe. Vittorio Feltri : “Chi muore giace…”

Pubblicato il 13 Luglio 2014 - 11:47 OLTRE 6 MESI FA
Bare cinesi "taroccate" come le griffe. Vittorio Feltri : "Chi muore giace..."

Bare sequestrate a Chieti

CHIETI. Bare made in Cina, esattamente 1.203, sono state sequestrate in un magazzino a Chieti in un blitz della Guardia di finanza.
Secondo il Centro di Pescara le casse da morto erano “taroccate” e “irregolari”

“e a prezzi stracciati, importate dall’estero sotto «mentite spoglie». Ovvero come semplici oggetti di legno per aggirare i dazi doganali e ottenere sconti sull’Iva. Un mercato florido che aveva messo radici in punti strategici in Italia, dove la provincia di Chieti e quindi l’Abruzzo, rappresentava il maggiore centro di stoccaggio. Un giro d’affari milionario bloccato dalle Fiamme gialle di Chieti e per il quale sono indagate cinque persone, tre imprenditori pugliesi, un cittadino cinese e uno polacco. Le accuse: contrabbando ed evasione fiscale”.

Secondo Repubblica, le bare erano destinate a società gestite da cinesi. Ormai in Italia i cinesi sono tanti che si è aperto un loro mercato captive di pompe funebri, anche se il caro (nel senso di costoso) morto può anche giustificare un ingresso low cost dei funerali. A leggere Repubblica,

“le bare erano prive del marchio della ditta costruttrice, necessario secondo il regolamento di polizia mortuaria”.
Ora i rischi di essere sepolti in bare senza brand saranno scongiurati:
“Le casse verranno distrutte”.

Vittorio Feltri, sul Giornale, si chiede perplesso:

“Perché mandare in malora tanto bendidio (si fa sempre per dire)? Esse non sono state costruite a regola d’arte, secondo criteri di legge.
Immagino l’obiezione del lettore, la stessa che ho fatto io: ma quali caratteristiche devono avere le bare per essere considerate idonee a ospitare un defunto?
Secondo gli esperti, per essere accettabile ed entrare legittimamente nelle imprese di pompe funebri, il catafalco deve rispettare alcune norme igieniche. Quali?
Ah, saperlo! Sarò ingenuo oltre che ignorante, ma pensavo che una salma, non correndo il pericolo d’infettarsi, non avesse bisogno di riposare in un ambiente sterile, stante il fatto che una persona già andata al Creatore non rischia di peggiorare le proprie condizioni di salute. Sbagliavo, naturalmente.
Anche un cadavere è obbligato a soggiacere a determinati regolamenti, e chi lo sotterra o lo infila in un loculo è tenuto a non violarli. Si dà il caso che i cataletti in questione non fossero a norma, cosicché sono stati requisiti e dichiarati inutilizzabili per il viaggio nell’aldilà.
Il nostro Paese, d’altronde, se è vero che se ne infischia dei vivi, è altrettanto vero che è severissimo con chi ha tirato le cuoia.
Si è scoperto che le casse da morto, di cui discettiamo appassionatamente, fossero addirittura taroccate. Si spacciano magliette, borse, jeans Trussardi, camicie Armani, abiti Prada e chemisier Versace?
Con la medesima disinvoltura adesso si smerciano bare fasulle con l’intento di farci sopra la cresta. E che cresta. Un sarcofago di marca quota circa 1.200 euro, vantando un legno pregiato e non so quali altri optional.
Uno uscito da un modesto laboratorio cinese non costa più di 300 euro. Una bella differenza. E anche di qualità, presumo.
Una cassa da morto senza un brand di rilievo non è degna di ospitare – per esempio – un laureato o un ricco?
A Chieti la gente è molto sensibile al lignaggio del de cuius e non tollera inganni: la bara sia all’altezza del trapassato e di coloro che, in buona fede, ne scelgono il giaciglio finale, sborsando somme adeguate. La speculazione non è ammessa. Guadagnare sui vivi non è elegante, ma lucrare sui morti è intollerabile.
Rimane da chiedersi che senso abbia sganciare 1.000 e rotti euro per una bara di lusso, quando se ne possono spendere 300 per una spartana che svolge la stessa funzione. È un mistero mica tanto buffo. Per concludere questa mesta disamina, domandiamo a lorsignori addetti ai funerali per quale motivo dovremmo preferire le casse da morto italian style (care) a quelle cinesi (a buon mercato), visto che il deceduto giace e si dà pace mentre noi provvisoriamente vivi paghiamo qualsiasi cifra perché ci sembra brutto, nel momento del dolore, tirare sul prezzo”.