Beau Solomon e Massimo Galioto: ecco come è andata. Il calcio, la pietra, il mastino e le bugie

di Edoardo Greco
Pubblicato il 14 Luglio 2016 - 12:43 OLTRE 6 MESI FA
Federico Carnicci come Beau Solomon? Massimo Galioto, Alessia su Facebook e i sospetti...

Beau Solomon (nel tondino), Massimo Galioto e Alessia Pennacchioli

ROMA – Beau Solomon è stato derubato, spintonato, colpito con un calcio e con una pietra, terrorizzato da un grosso cane: gli ultimi istanti di vita dello studente americano, caduto nel Tevere dopo la mezzanotte fra il 30 giugno e il primo luglio, sono stati un inferno.

Il corpo di Solomon – con una vistosa ferita alla testa – è stato ritrovato in un canneto tre km più in là nel Tevere e quattro giorni dopo, il 4 luglio all’altezza di Ponte Marconi. Ha provato a nuotare, inultilmente, fino alla fine.

La ricostruzione della notte da incubo, l‘ultima notte di Beau Solomon, è nelle carte dell’ordinanza di arresto del quarantunenne Massimo Galioto, senzatetto accusato di omicidio con l’aggravante dei futili motivi, firmata dal Gip Maria Agrimi. Galioto che, secondo i parenti della vittima, sarebbe responsabile anche di un’altra morte avvenuta sul Lungotevere esattamente un anno prima, quella di Federico Carnicci.

Giovedì 30 giugno Solomon atterra a Roma. Viene da Spring Green, Wisconsin, e da bambino la sua storia ha fatto il giro degli Stati Uniti: ha combattuto e vinto contro una rara forma di cancro grazie a una serie di operazioni e a una lunga chemioterapia. Deve frequentare un corso di 5 settimane alla John Cabot University.

Trascorre la serata bevendo in un pub, insieme con alcuni ragazzi americani, nella zona di Piazza Trilussa. Poi, poco dopo le 23, i suoi compagni lo perdono di vista. Lo ritroviamo a mezzanotte all’altezza di Ponte Garibaldi. Secondo alcuni testimoni lo hanno avvicinato due nordafricani, che gli rubano il portafoglio.

Non è chiaro se il furto del portafoglio di Solomon avvenga all’altezza del ponte, con l’americano che poi insegue i due ladri fuggiti giù nella banchina del Lungotevere, oppure se i due con una scusa (offerta di “fumo” o altro?) attirino il diciannovenne giù nella banchina per poi derubarlo del portafoglio.

Portafoglio dal quale i ladri prendono i soldi in contanti, lasciandolo sulla banchina dove lo ritroverà uno sciacallo che prende la carta di credito di Solomon e la usa per spendere 1.500 euro in quel di Milano.

Siamo sulla banchina, Solomon è ancora vivo seppur furioso per il furto del portafoglio. Ma si trova sulla riva sbagliata del Tevere. Dall’altra parte ci sono gli stand che animano ogni estate la vita notturna del fiume. Da questa c’è un agglomerato di tende e giacigli di un gruppo di punkabbestia, sgomberato oggi (14 luglio) su ordine del sindaco Virginia Raggi. Fra questi c’è il quarantunenne Massimo Galioto, siciliano. Che – svegliato dalle urla del giovane americano – reagisce con violenza.

Agli atti dell’inchiesta, portata avanti dal pubblico ministero Marcello Monteleone, c’è un video, girato da alcuni testimoni. Che sentono Galioto urlare contro Beau Solomon “ti ammazzo, ti ammazzo”, mentre un mastino aizzato non si sa ancora da chi ringhia contro lo studente americano.

Galioto spinge Solomon, poi gli sferra un calcio, quindi prende una pietra e gliela lancia contro. Solomon cade nel Tevere sotto lo sguardo di Galioto, che poi invece di aiutare il ragazzo se ne torna a dormire nella sua tenda come niente fosse. Scrive Michela Allegri sul Messaggero:

“Non è chiaro chi abbia liberato il molosso che si è scagliato contro Solomon, nella banchina che costeggia il corso d’acqua all’altezza di ponte Garibaldi. Attraverso l’avvocato Michele Vincelli, Galioto ha fatto sapere che il cane era legato accanto alla sua tenda. Anche gli altri punkabbestia hanno riferito agli inquirenti che solitamente l’animale veniva tenuto al guinzaglio, almeno durante la notte. […] Nel frattempo, il quarantunenne ha presentato istanza di riesame e ha anche chiesto di essere interrogato. Di fronte al gip Maria Agrimi, in sede di convalida, si era avvalso della facoltà di non rispondere.

[…] A incastrare Galioto, oltre ai fotogrammi ripresi dalle telecamere di sorveglianza puntate sul fiume, sono state le dichiarazioni della compagna Alessia Pennacchioli e di un amico.
Sentiti dalla polizia subito dopo il diverbio con Solomon, denunciato da alcuni testimoni oculari, entrambi avevano mentito, riferendo una versione concordata con l’indagato. Una volta trovato il cadavere del diciannovenne, la Pennacchioli aveva smentito il fidanzato: «Gli ha dato una spinta, il giovane ha tentato di aggredirlo, allora Max gli ha dato un calcio, gli ha tirato un sasso, lui è caduto. Gli ho detto: Ma che c… hai fatto e lui ha risposto che rompeva le scatole».

Per gli investigatori sono state fondamentali anche le dichiarazioni di Mario Buzzi, presente la sera della lite: «Tornando dal primo interrogatorio in questura, Galioto mi ha detto: Sono stato io».

Un passaggio, quello dell’interrogatorio di Alessia Pennacchioli, di cui Francesco Salvatore su Repubblica Roma riporta ulteriori dettagli:

La compagna cede alle pressioni degli agenti, che le riferiscono della presenza di un video che li ritrae: “Lui gli ha dato una spinta per distanziarlo ma il giovane è nuovamente tornato ad aggredirlo, a quel punto Max gli ha dato un calcio facendolo ruotare su se stesso — ha raccontato la donna — quando era di spalle gli ha tirato un sasso. Non so se sia riuscito a colpirlo ma ho visto il giovane, che ormai aveva perso l’equilibrio, proiettarsi in caduta nel fiume”. La donna raggiunge l’uomo in un ufficio della questura e lo invita a confessare. “Hanno un video” gli dice. Lui continua per la sua strada: “L’hai visto? Non hanno niente” risponde.