Biella, “febbre dell’oro” sul fiume Elvo, caccia alle pepite

di Redazione Blitz
Pubblicato il 14 Marzo 2016 - 12:27 OLTRE 6 MESI FA
Biella, "febbre dell'oro" sul fiume Elvo, caccia alle pepite

Biella, “febbre dell’oro” sul fiume Elvo, caccia alle pepite

BIELLA – “Febbre dell’oro” sul fiume Elvo, caccia alle pepite. Bastano un paio di stivali, una pala e una batea (il piatto dei cercatori) per correre a cercare pepite e pagliuzze d’oro a 18 carati nel letto del fiume Elvo, il grande torrente che dal Monte Mars giunge alle pianure delle risaie vercellesi. Qui si è scatenata una febbre dell’oro che dagli amatori storici si è propagata alle famigliole, ai pensionati e ai giovani disoccupati che, tra un colloquio e l’altro, cercano di arrotondare la giornata.

La licenza è offerta a titolo gratuito, in palio c’è una scampagnata in mezzo alla natura armati di santa pazienza e tanta speranza che una generosa vena sotterranea non manca di premiare: a fine giornata si può racimolare lavorando sodo anche una trentina di euro in pagliuzze d’oro.

Per i più bravi e fortunati non è raro trovare pepite più consistenti, visto che l’Elvo è il più ricco della zona, a tal punto che è anche sede dei campionati del mondo di caccia all’oro. Così alla sera il paese di Victimula vicino Zubiena (Biella) si trasforma nel distaccamento italiano del mitico Klondike, dove zio Paperone, con una pepita grande come un uovo di anatra mise su il suo primo milione di dollari.

“Tra i torrenti più auriferi d’Italia, cioè Ticino, Orba, Orco e appunto Elvo, il nostro è quello più ricco e le pepite d’oro hanno dimensioni superiori a tutti gli altri”, spiegano all’inviato de La Stampa il presidente dell’associazione locale dei cercatori Bruno Martini e il veterano dell’associazione Venerino Pizzoglio (84 anni). Una passione di lunga data quella del muratore Virginio.

Da piccolo vedevo sempre un signore con stivali e cappello dirigersi verso il fiume. Un giorno gli ho chiesto dove stava andando e mi rispose, fiero: “A cercare l’oro”. Rimasi colpito. Poi un giorno vidi sul giornale l’annuncio di un corso per cercatori a Victimula e decisi di provarci. Portai con me tutta la famiglia e la febbre ci contagiò. (Alessandro Nasi,  La Stampa)