Bologna, prostituta cade dal balcone: ipotesi suicidio

Pubblicato il 29 Marzo 2010 - 22:45 OLTRE 6 MESI FA

Per ora resta quella del suicidio l’ipotesi prevalente per spiegare la morte della prostituta nigeriana precipitata ieri mattina verso le 8 dal settimo piano di un condominio in via Usodimare, alla periferia di Bologna.

Il cliente della donna, proprietario dell’appartamento da cui è volata giù, un quarantunenne di origine pugliese che a Bologna lavora in un albergo, interrogato fino alle 22 di ieri dal pm Luca Tampieri e dagli investigatori dei Carabinieri ha descritto nei minimi dettagli, senza avere contraddizioni, tutto il tempo passato assieme alla donna.

L’uomo ha detto di conoscere la giovane, dell’apparente età di 25 anni, come Sandra e di avere già avuto un incontro precedente con lei, consumato per strada. L’altra notte l’ha chiamata sul telefonino (nell’incontro precedente si era fatto dare il numero) concordando il nuovo rapporto.

È andato in scooter a Porta Saragozza dove la donna lavorava, e lasciato lì il ciclomotore, verso le 5 si è diretto verso casa in taxi insieme alla ragazza. Lui le ha dato i 100 euro concordati più una ‘mancià di 10 euro. Verso le 8 è andato in bagno.

La donna – secondo il racconto – in quel momento si è buttata giù, con in mano il telefonino e i soldi della prestazione. Addosso aveva un reggiseno e i pantacollant. Il telefonino si è rotto nella caduta. Saranno i tabulati, fra qualche giorno, a dire se per caso avesse ricevuto una chiamata prima di precipitare. Anche l’autopsia verrà eseguita nei prossimi giorni. Intanto gli investigatori stanno cercando le amiche e le colleghe della ragazza per capire se avesse qualche problema particolare. Restano, comunque, alcune stranezze a contrastare l’ipotesi del suicidio: ad esempio la tapparella della finestra da cui è caduta era alzata solo a metà.

È poi ritenuto strano che abbia deciso di morire tenendo in mano cellulare e denaro e che lo abbia fatta dopo aver accettato di andare a casa del cliente. A indicare il suicidio, però, anche il fatto che la donna non presentasse – ad una prima sommaria ricognizione esterna – graffi o segni di colluttazione che possano avvalorare l’ipotesi di un’azione violenta avvenuta nell’appartamento prima del lancio nel vuoto. E anche l’uomo non ha segni che possano far pensare ad una colluttazione.