Borsalino ricomincia da Philippe Camperio, dopo crac Marenco

di Redazione Blitz
Pubblicato il 22 Marzo 2016 - 13:54 OLTRE 6 MESI FA
Borsalino ricomincia da Philippe Camperio, dopo crac Marenco

Borsalino ricomincia da Philippe Camperio, dopo crac Marenco

ALESSANDRIA – Philippe Camperio, italo-svizzero di lingua francese è il nuovo signor Borsalino, sarà lui a guidare la storica azienda di cappelli alessandrina dopo le stagioni del crac e degli avventurieri. Più correttamente a Mounsieur Camperio il tribunale gli ha assegnato il ruolo di “assuntore” dopo il via libera al concordato preventivo. Salutato da popolazione e autorità locali a Cittadella di Alessandria (c’era anche il ministro della Cultura Franceschini) ha annunciato le linee guida del nuovo corso. Aumento della produzione, celebrazione dei 160 anni dell’azienda, ristrutturazione (che non prevede licenziamenti ma nemmeno nuove assunzioni).

Abbiamo già comprato una nuova macchina per produrre i cappelli di paglia, i panamà, che stanno avendo un boom. È costata sui 20 mila euro, ma consentirà di aumentare la produzione del 35%». Per quando riguarda un eventuale aumento del personale Monsieur Borsalino è più cauto: «In prospettiva sarà certamente necessario se le cose procedono così, ma facciamo un passo alla volta». (Piero Bottino, La Stampa)

Una speranza dopo un crac da 3,5 mld. Il suo nome potrebbe passare alla storia per uno dei crac più grandi d’Italia, dopo quello della Parmalat: ben 3,5 miliardi. Marco Marenco, imprenditore astigiano di 60 anni noto per essere stato azionista della Borsalino, l’azienda di cappelli famosa in tutto il mondo che nel 2008 lo ha messo in mora, è stato poi estradato in Italia anche se rifiuta di parlare con i magistrati.

L’uomo non metteva piede in Italia dallo scorso luglio, quando la Procura di Asti aveva spiccato un mandato di arresto nei suoi confronti e lui era svanito nel nulla. I primi ad accorgersi che qualcosa non andava nelle attività di Marenco sono stati i funzionari dell’agenzia delle dogane di Alessandria. Alcune società attive nell’ambito del gas e dell’energia, settori forti dell’imprenditore, non pagavano le accise. All’erario mancano almeno 200 milioni di euro, un granello di sabbia rispetto al buco finale di questo imprenditore abile – secondo l’accusa – a far girare ingenti quantità di denaro delle sue aziende su conti offshore di paradisi fiscali attraverso società ‘matrioska’.