Attentato di Via D’Amelio. Il giudice Lari corregge il tiro: “Ci fu un depistaggio colossale. Ma non c’entrano Berlusconi e i politici attuali”

Pubblicato il 21 Luglio 2010 - 17:49 OLTRE 6 MESI FA

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

“Una cosa è certa, non è stata solo Cosa Nostra. Pezzi delle istituzioni hanno tradito lo Stato e hanno partecipato a un depistaggio colossale”. Nel giorno in cui la Commissione Antimafia ha deciso di convocarlo per chiarimenti sulle affermazioni dei giorni scorsi, il procuratore della Repubblica di Caltanissetta Sergio Lari rivela alcuni aspetti delle nuove scoperte nell’inchiesta sull’omicidio di Paolo Borsellino e sui due anni di bombe e attentati mafiosi in Italia, tra il 1992 e il 1993.

”Su via D’Amelio ci fu un errore clamoroso oppure un vero e proprio depistaggio da parte di organismi investigativi della polizia di Stato. Questo è il dato che è emerso, ma  non credo che questa cosa possa far tremare la politica. Anzi”, ha detto Lari.

”Le indagini , ha spiegato, furono condotte dal gruppo Falcone-Borsellino diretto da Arnaldo La Barbera. I testimoni che hanno ora ritrattato la propria versione hanno dichiarato che furono indotti a dare false ricostruzioni da pressioni degli investigatori”.

Però, sottolinea Lari, i politici di adesso non hanno nulla da temere. In parole povere, Berlusconi non c’entra: “Non emergono ruoli o responsabilità del presidente del Consiglio o di altri soggetti della politica attuale”.

“C’è stata trattativa fra Stato e mafia”, ha aggiunto il magistrato, “abbiamo elementi investigativi precisi circa la presenza di soggetti estranei a Cosa Nostra, che avrebbero avuto un ruolo con riferimento alla strage di via D’Amelio, ma non solo con riferimento a questa”. “E sappiamo chi ha fatto pressioni su Scarantino e sugli altri due pentiti dei processi Borsellino 1 e Borsellino 2”.

Riguardo alle affermazioni dei giorni scorsi ha chiarito: “Mi hanno fatto dire che a Caltanissetta saremmo a un passo dalla verità sulle stragi e che la politica non reggerebbe a questa verità. Si tratta di affermazioni mai pronunciate”. In realtà, ha poi spiegato Lari al Corriere della Sera, “siamo ancora lontani dall’avere messo la parola fine con una soluzione della verità. Smentisco categoricamente che la politica non potrà reggere il peso di queste indagini. Siamo ancora in alto mare. Avranno male interpretato parole attribuite e smentite dal mio vice, Domenico Gozzo, e poi attribuite a me. Non vorrei che venisse fuori un grande inutile polverone, dopo il grande proficuo rapporto istituzionale di oggi”.

Inytervistato in serata da Radio 24, il procuratore ha poi annunciato che ”entro l’anno” la prima inchiesta verrà chiusa. Le indagini “più mature, sottolinea Lari, sono quelle nate dalle dichiarazioni di Gaspare Spatuzza (l’ex boss di Brancaccio) sulla fase esecutiva della strage”. “Sulle altre, quelle sui possibili ruoli di soggetti esterni e sulla trattativa, non sono in grado di fare previsioni”.