Cartelli anti Islam, comune di Pontoglio condannato. Dovrà…

di Spartaco Ferretti
Pubblicato il 19 Luglio 2016 - 13:53 OLTRE 6 MESI FA
Cartelli anti Islam, comune di Pontoglio condannato. Dovrà...

Cartelli anti Islam, comune di Pontoglio condannato. Dovrà…

PONTOGLIO – Condannato per aver esposto cartelli xenofobi, e in particolare cartelli ostili alle persone di religione e cultura islamica. Succede non ad una persona ma a un comune, quello di Pontoglio in provincia di Brescia. 

Alcuni mesi fa all’ingresso del Paese erano comparsi alcuni cartelli del comune, di colore marrone, in cui si leggeva che Pontoglio “è un paese a cultura occidentale di profonda tradizione cristiana, chi non intende rispettare la cultura e le tradizioni locali è invitato ad andarsene”. Per quei cartelli, non esattamente un inno all’accoglienza, il comune era stato denunciato dalla Fondazione Guido Piccini e dall’Asgi (associazione studi giuridici sull’immigrazione). Repubblica racconta come è finita. Non bene per Pontoglio:

il Comune è stato riconosciuto colpevole di “discriminazione collettiva” nei confronti degli immigrati e di chiunque professi una religione diversa da quella cristiana. L’ordinanza della Terza sezione civile del Tribunale di Brescia è firmata dal giudice Andrea Tinelli che ha riconosciuto la tesi delle due onlus che “hanno evidenziato la contrarietà dei predetti cartelli alle disposizioni del codice della strada e ne hanno affermato il carattere discriminatorio per motivi religiosi ed etnici”.

Le associazioni chiedevano l’accertamento della discriminazione, la rimozione dei cartelli, la pubblicazione del provvedimento e l’adozione di un piano di rimozione, oltre alla sostituzione dei vecchi cartelli con nuove indicazioni: “siate i benvenuti qualunque sia la vostra religione, la vostra cultura, la vostra origine etnica, la vostra condizione sociale”. Cercando di evitare la condanna, il Comune già all’udienza dell’8 luglio ha fatto presente di aver fatto rimuovere i cartelli “incriminati” ma questo non e’ bastato ad evitare l’ordinanza finale con l’invito a rifondere le spese.