Caso Meredith/ Amanda Knox chiamata alla sbarra: “Picchiata dalla polizia per farmi confessare”

Virginia Di Marco*
Pubblicato il 12 Giugno 2009 - 11:06| Aggiornato il 6 Marzo 2015 OLTRE 6 MESI FA

Amanda, al processo per l’omicidio di Meredith, accusa la Polizia e il Pm di averla indotta con la violenza a confessare.

Pantaloni bianchi, camicia a maniche corte ugualmente candida e una semplice coda di cavallo per raccogliere i capelli biondi, Amanda Knox ha scelto di presentarsi con un look virginale davanti alla Corte d’Assise di Perugia, dove è chiamata a testimoniare. Si tratta del processo per l’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher, che la vede imputata insieme al suo ex fidanzato, il pugliese Raffaele Sollecito (presente anche lui).

Al suo ingresso in aula, la giovane americana, originaria di Seattle, ha rivolto un sorriso ai suoi avvocati. Pur potendo avvalersi della facoltà di non parlare Amanda, che il 9 luglio compirà 22 anni, «intende rispondere a tutti e su tutto», come ha confermato uno dei suoi difensori, l’avvocato Luciano Ghirga.

Tra i presenti, c’è anche Kurt Knox, il papà di Amanda. Che, interpellato dai giornalisti – a centinaia presidiano l’aula – ha detto: «Oggi vedrete una nuova Amanda, non quella “dark angel” che è stato descritta finora».

Le prime domande le sono state rivolte dai legali di Patrick Lumumba, il proprietario del bar inizialmente indicato da Amanda come l’assasino (l’accusa si è rivelata infondata) e che si è costituito parte civile nel processo.

«Sotto pressione ho immaginato tante cose» si è giustificata la ragazza, riferendosi agli interrogatori ai quali venne sottoposta prima di essere arrestata. Tutte «dichiarazioni prese contro la mia volontà – ha aggiunto – Ciò che ho detto – l’ho detto sotto pressione. Mi è stato suggerito dal  pubblico ministero. La polizia suggeriva la via».

«Le ha suggerito la polizia di dire che Meredith aveva fatto sesso la notte dell’omicidio?», le ha chiesto l’avvocato Pacelli. «Sì». «L’hanno picchiata per farle dire questo?» ha chiesto ancora il legale. «Si» ha confermato l’americana.

Intanto il New York Times esprime profondi dubbi sull’inchiesta, poco accurata e sulla stampa italiana colpevolista a priori. Per il quotidiano Amanda è innocente.,

*(Scuola Superiore di Giornalismo Luiss)