Carcere ai rom che fanno rubare i figli, è schiavismo

Pubblicato il 7 Luglio 2010 - 17:30 OLTRE 6 MESI FA

I rom che obbligano i figli a rubare, minacciandoli, andranno in carcere. A dirlo è la  Cassazione che ha confermato l’accusa di schiavismo – e la custodia cautelare – per i genitori che spediscono i piccoli negli appartamenti costringendoli pure a tornare con un ricco bottino.

Con la sentenza 25192 – che ha respinto il ricorso di una coppia di nomadi slavi arrestati per aver mandato i cinque piccoli figli a svaligiare appartamenti in tutta Italia – la Corte sottolinea che un comportamento del genere è “un chiaro abuso di autorità’ ed un approfittamento delle condizioni di inferiorità fisica e psichica dei minori” che configura il reato di riduzione in schiavitù.

Così, la Quinta sezione penale ha convalidato la carcerazione preventiva inflitta dal Gip del Tribunale di Trieste – e confermata anche dal riesame – per due coniugi slavi indagati per furto pluriaggravato continuato e riduzione in schiavitù dei cinque figli minorenni che venivano anche ceduti “in prestito” a terzi.

Senza successo madre e padre hanno sostenuto in Cassazione che i figli non erano sottoposti “ad un regime di totale soggezione e che su di essi non erano stati riscontrati segni di violenza”. La Suprema Corte ha bocciato questa linea difensiva rilevando che “i minori venivano utilizzati per commettere furti in abitazione e minacciati di percosse se non portavano a compimento i furti con bottino remunerativo”. Alcuni minorenni, inoltre, venivano anche “prestati” per compiere furti. “Il fatto che si trattasse di figli o di appartenenti al nucleo familiare – conclude la Cassazione – non muta i termini della questione perche’ il reato di schiavitù si consuma quando l’agente tratta ‘da padrone’ una persona, familiare o non familiare che sia”.