Castellammare di Stabia, indagati 27 consiglieri comunali: truffa da 2 milioni allo Stato

Giulia Cerasi*
Pubblicato il 5 Marzo 2010 - 10:42 OLTRE 6 MESI FA

Palazzo Farnese

Il consiglio comunale di Castellammare di Stabia è quasi tutto indagato dalla Procura di Torre Annunziata per truffa aggravata ai danni dello Stato. Ben 27 membri, sui 30 totali, sono finiti sotto inchiesta per avere indebitamente intascato i gettoni di presenza delle commissioni consiliari e nelle prossime ore sono destinati ad un rinvio a giudizio con le gravi accuse di falso ideologico e truffa ai danni dello Stato. Eppure, quei 27 consiglieri comunali di Castellammare di Stabia sono già tutti ricandidati alle elezioni amministrative fissate per il 28 e il 29 marzo.

Francesco Faella, Domenico Cioffi e Nicola Cuomo. Sono i nomi degli unici che non hanno partecipato alla presunta truffa alle casse municipali stimata in oltre due milioni di euro. Gli altri 27 consiglieri, distribuiti tra la maggioranza di centrosinistra e l’opposizione di centrodestra, risultavano presenti in tutte le commissioni consiliari ben 6 giorni a settimana, acquisendo così il diritto al relativo gettone: una cinquantina di euro a seduta, per un totale di circa 1.200 euro al mese. Invece, se ne stavano tranquillamente a casa, al bar con gli amici, o a fare attività politica per il proprio partito.

L’indagine, nata da un’altra inchiesta della procura torrese che a giugno scorso ha portato all’arresto del direttore amministrativo di un istituto d’arte di Sorrento e di suo figlio per una vicenda legata a gare d’appalto truccate,  ha impegnato per mesi la Guardia di finanza. I militari hanno pedinato ogni giorno i consiglieri comunali, partendo dalle sede municipale di Palazzo Farnese. “Il meccanismo illecito consisteva nel falsificare i verbali quotidianamente redatti dalle cinque commissioni consiliari permanenti di cui ogni consigliere faceva istituzionalmente parte, attestando falsamente una loro partecipazione ai lavori” ha spiegato il procuratore aggiunto Raffaele Marino.

Ma non c’è solo la truffa dei “gettoni di presenza”: gli inquirenti contestano a una parte dei consiglieri indagati anche una condotta fraudolenta nei confronti dei propri datori di lavoro. Per “partecipare” alle sedute, infatti, alcuni commissari si assentavano dai rispettivi uffici o, comunque, diminuivano le loro ore di attività presso Asl, scuole e altri enti pubblici o privati.

*Scuola di Giornalismo Luiss