Cie: non espellono, non identificano e costano troppo

di Redazione Blitz
Pubblicato il 21 Agosto 2013 - 12:45 OLTRE 6 MESI FA
Cie: non espellono, non identificano e costano troppo

Il Cie di Ponte Galeria a Roma (Foto Lapresse)

ROMA – I 13 Centri di identificazione ed espulsione (Cie) in Italia costano ai contribuenti 55 milioni di euro all’anno. Una cifra destinata ad aumentare, sottolinea Andrea Rossi sulla Stampa, dal momento che molte strutture verranno ampliate. Il costo dovrebbe così passare a 97 milioni l’anno. Non certo poco. Anche perché i Cie, in realtà, non identificano e non espellono.

Alla loro nascita con la legge Turco-Napolitano, nel 1998, si chiamavano Centri di permanenza temporanea. Il nome venne cambiato dal governo Berlusconi nel 2008 in Centri di identificazione ed espulsione. Ma una ricerca del professore di diritto penale alla Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, Alberto Di Martino,  citata dalla Stampa ha evidenziato come la realtà sia altra cosa.

Dallo studio è risultato che il 20-30% di chi passa dai Cie non viene identificato e quindi, trascorsi i termini, torna in libertà con un foglio di via. Ad essere espulsi, poi, sono meno della metà degli immigrati rinchiusi in queste specie di carceri, circa 10mila ogni anno.

Molti fuggono dai Cie, con delle vere e proprie evasioni: prima del 2011 erano 2 su 100 i detenuti che riuscivano a scappare. Dai primi mesi del 2011, riporta la Stampa, le evasioni hanno superato il 7%. Il 10% di chi resta nei Cie fa ricorso davanti al giudice di pace e lo vince, tornando libero.

 

Oltre a questi dati sono i costi a pesare. Li riporta ne dettaglio Rossi:

 

Oltre cinque milioni l’anno se ne vanno in burocrazia e spese legali. Ogni immigrato ha diritto al gratuito patrocinio: costo 350 euro più 20 per ogni udienza e 10 per ciascun ordine di convalida. Di Martino ha calcolato che dal momento dell’ingresso in un Cie al rimpatrio si spendono più di 10 mila euro per ciascun «ospite». È il costo minore. I centri d’identificazione sono 13, per 1900 posti. Ogni persona costa 55 euro al giorno. Nel 2011 è stato stabilito di ridurre la spesa a 30 euro, con appalti al massimo ribasso, anche a costo di rendere ancora più esplosiva la situazione. La gestione costa comunque 55 milioni l’anno, cifra destinata a lievitare a 97 perché molte strutture verranno ampliate. Uno degli effetti dell’aumento del periodo di detenzione è proprio questo: i posti non sono più sufficienti, se ne devono creare altri 3 mila. Tra il 2008 e il 2012 sono stati spesi 100 milioni per finanziare la costruzione di nuovi posti: 78 mila euro ciascuno. Ne mancano 240 per completare il programma di ampliamento. È una spesa sostenibile? Di Martino sostiene di no. «La percentuale di detenuti, o rimpatriati, paragonata alle stime sul numero di immigrati irregolari in Italia, è incredibilmente bassa: questo mostra l’inefficacia della detenzione come strumento di contrasto».