Ciro Esposito, De Santis: sparai io ma pistola non era mia

di Silvio De Santis
Pubblicato il 14 Aprile 2016 - 16:06 OLTRE 6 MESI FA
Ciro Esposito, De Santis: sparai io ma pistola non era mia

Daniele De Santis, alias “Gastone” in una foto tratta dal suo profilo Facebook

ROMA – Daniele De Santis al processo per l’omicidio di Ciro Esposito ha ammesso di aver sparato ma… “quell’arma non l’ho portata io, ma ce l’aveva un tifoso del Napoli”. L’ultras romanista è imputato per i colpi di pistola esplosi a Tor di Quinto (a nord di Roma) contro l’ultras napoletano Ciro Esposito nel pomeriggio del 3 maggio 2014, prima della finale di Coppa Italia Napoli-Fiorentina. Esposito è morto in ospedale il 25 giugno 2014.

“Penso a Ciro tutti i giorni e mi dispiace per quello che è successo”. Ha dichiarato in aula De Santis. L’ultras giallorosso, estremista di destra ha risposto alle domande del pm fornendo la sua versione di quanto avvenuto nel maggio di due anni fa.

“Ho esploso io i colpi di pistola – ha detto – ma quell’arma non l’ho portata io, ma ce l’aveva un tifoso del Napoli, non però appartenente al gruppo di cui faceva parte Esposito. Ricordo di avere cercato di chiudere il cancello del Ciak Club, ma di non esserci riuscito e di essere stato aggredito da un gruppo di napoletani che mi hanno ferito ad una gamba”.

De Santis, noto come “Gastone”, ha spiegato: “Nel corso della colluttazione sono stato colpito alla testa dal calcio della pistola che però sono riuscito a strappare dalle mani di chi la possedeva; ricordo che era una persona dal fisico corpulento ed ho esploso dei colpi, ma non ricordo neanche quanti”.

De Santis, difeso dall’avvocato Tommaso Politi, ha detto di non essersi “neanche reso di conto” di aver colpito Ciro e che “c’era una persona a terra”. Per il difensore della famiglia Esposito, l’avvocato Angelo Pisani, quella di De Santis, è “una deposizione contraddittoria, non credibile, che rappresenta un’ulteriore, grande prova della sua colpevolezza. Auspichiamo – conclude Pisani – che il pubblico ministero chieda ed ottenga la condanna all’ergastolo, perché la massima punizione del colpevole sarà unico modo per rendere giustizia alla memoria di Ciro e alla sua famiglia”.