Claudio Burlando e Renzo Guccinelli indagati per Tirreno Power di Vado Ligure

di Redazione Blitz
Pubblicato il 22 Gennaio 2015 - 15:10 OLTRE 6 MESI FA
Claudio Burlando e Renzo Guccinelli indagati per Tirreno Power di Vado Ligure

Claudio Burlando (Foto Lapresse)

SAVONA –  Il presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando, e l’assessore all’Industria, Renzo Guccinelli, sono indagati per concorso in disastro ambientale nell‘ambito dell’inchiesta della Procura di Savona sulla centrale elettrica Tirreno Power di Vado Ligure. La notizia è stata data da Giovanni Ciolina sul Secolo XIX, che parla di una quarantina di indagati. Tra loro, molti funzionari ministeriali e regionali.

La centrale a carbone di Vado Ligure (Savona) è stata chiusa nel marzo del 2014 per ordine del tribunale di Savona. Il sequestro era stato disposto perché non erano stati rispettati i limiti sulle emissioni.

Secondo il giudice per le indagini preliminari quelle emissioni erano responsabili di alcuni decessi e patologie dei residenti della zona e dei lavoratori dell’impianto. Nello specifico, secondo la procura di Savona i fumi della centrale avrebbero causato 442 morti tra il 2000 e il 2007.

I due nuovi indagati si difendono.

“Non so nulla di questa indagine, non ne sono a conoscenza. E’ difficile commentare. La notizia mi è stata comunicata ieri sera dal giornalista che se ne è occupato e l’ho letta stamattina sul giornale. Non ho altre informazioni a riguardo, non sono mai stato sentito né o mai ricevuto una comunicazione formale. Sono a disposizione della magistratura per tutto ciò che riguarda i nostri comportamenti”,

ha detto il presidente Burlando.

Stessa reazione da parte di Guccinelli:

“Ho appreso la notizia dai giornali, non ho ancora ricevuto nulla da questo punto di vista, sono sereno e tranquillo. Sono sicuro di aver agito sempre nel rispetto del quadro normativo, i provvedimenti che ho firmato indicano livelli emissivi che stanno dentro il rispetto del quadro normativo delle leggi nazionali e europee. Ho cercato di fare un grande sforzo, di mettere insieme salute e lavoro e quindi di imporre limiti all’azienda che rispondessero ai requisiti di legge ma ho sempre lavorato perché l’azienda potesse avere un futuro perché ci sono centinaia di lavoratori, tra diretti e indiretti, preoccupati per il futuro delle loro famiglie”.