Cognome della madre al figlio: sì della Corte Costituzionale

di redazione Blitz
Pubblicato il 8 Novembre 2016 - 19:31 OLTRE 6 MESI FA
Cognome della madre al figlio: sì della Corte Costituzionale

Cognome della madre al figlio: sì della Corte Costituzionale

ROMA – Sì all’uso del cognome della madre per i figli nati nell’ambito del matrimonio. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittima l’automatica attribuzione del cognome paterno prevista dall’attuale sistema normativo, quando i genitori intendono fare una scelta diversa.

“La Corte costituzionale – si legge in una nota – ha accolto oggi la questione di legittimità costituzionale sollevata dalla Corte di appello di Genova sul cognome del figlio. La Corte ha dichiarato l’illegittimità della norma che prevede l’automatica attribuzione del cognome paterno al figlio legittimo, in presenza di una diversa volontà dei genitori”.

La sentenza rivoluzionaria ha origine dal ricorso presentato da una coppia italo-brasiliana residente a Genova, che aveva chiesto di poter registrare il proprio figlio con il doppio cognome. Una scelta paritaria ma anche funzionale alla particolare condizione anagrafica del bimbo, che gode della doppia cittadinanza. In Brasile infatti è identificato con entrambi i nomi, sia materno che paterno, mentre in Italia avrebbe visto attribuirsi solo il cognome del padre.

La richiesta dei neogenitori era stata respinta proprio in nome di una norma implicita che attribuisce ai nuovi nati all’interno del matrimonio soltanto il cognome paterno. Altra cosa è invece quando il figlio nasce da una unione di fatto: al bimbo che non viene immediatamente riconosciuto dal padre, viene automaticamente attribuito il nome della madre.

Non è la prima volta che la Consulta si occupa dell’argomento. Nel 2006 i giudici delle leggi trattarono un caso in cui si chiedeva di sostituire il cognome materno a quello paterno: pur definendo l’attribuzione paterna un “retaggio di una concezione patriarcale della famiglia”, la Corte però dichiarò inammissibile la questione, invitando il legislatore ad indicare la via risolutiva.