Concorsi truccati in Università, i prof al telefono: “Già scelto chi passa”

di redazione Blitz
Pubblicato il 26 Settembre 2017 - 15:52 OLTRE 6 MESI FA
Concorsi truccati in Università, i prof al telefono: "Già scelto chi passa"

Concorsi truccati in Università, i prof al telefono: “Già scelto chi passa”

FIRENZE – Concorsi truccati in università, i professori intercettati al telefono: “Già scelto chi passa”. Una frase che si sente nelle chiamate fatte da alcuni dei più illustri docenti d’Italia, che al telefono parlavano tra loro liberamente, pur parlando di illeciti, e alla fine riuscivano a spartirsi le cattedre di diritto tributario.

Stefano Brogioni su La Nazione ricostruisce alcune di quelle conversazioni a distanza:

Appuntamento ai Parioli, la sera del 9 giugno del 2014, per una cena che, secondo le fiamme gialle in ascolto delle conversazioni, serve a «gestire» i concorsi del futuro. È l’ex ministro Augusto Fantozzi, che insegna a Benevento, a dettare la linea, a suggerire ai colleghi presenti (Pietro Boria, Andrea Fedele, Leonardo Perrone ed Eugenio Della Valle) di individuare «un gruppo di persone di garanzia» che non esita a definire, seppur in modo scherzoso – annota il gip – «la nuova cupola». “Non si può muovere una paglia se tu non sei d’accordo… nella tua metà campo che decidi te”, captano ancora gli investigatori con le ambientali. “Se uno fa i concorsi così non ci sarà mai un minimo di… perché naturalmente nessuno ha la responsabilità di niente e ognuno va lì col coltello alla gola e dice ‘O mi dai quello o … quindi voi capite…’”.

Quella cena del 9 giugno 2014 sarebbe servita anche a

ristabilire armonia tra i baroni, dopo alcune frizioni per le candidature. Parlando di un aspirante professor, viene definito da Boria «al limite dell’impresentabilità». Ciononostante, annota il gip, questi «è pronto a promettere a Eugenio Della Valle» l’appoggio suo e del suo gruppo per consentire al medesimo l’abilitazione. «Ormai è andata, ammettiamo anche che vi sia stata una discriminazione.. ma adesso.. che possiamo fare? Vuoi che ci definiamo un pagherò? Se questo serve vediamo come farlo».

Particolarmente significativa, secondo il giudice per le indagini preliminari, una conversazione intercettata nel 2015 tra gli indagati Francesco Tesauro e Adriano Di Pietro

dove Tesauro dice in riferimento a una commissione giudicante: «Ma lì poi… anche se io mi dimisi abbastanza presto… avevamo concordato chi doveva passare e chi non doveva passare». Il commissario Adriano Di Pietro anticipa, in un colloquio con il suo allievo Thomas Tassani, come intende valutare il candidato Paolo Puri. Dice che non voterà in suo favore salvo che non riceva «delle pressioni straordinariamente forti» oppure possa essere utilizzato come «merce di scambio». Tassani fa notare che alla ‘scuola romana’ Ssdt «ci tengono più a Puri che alla Rossi». Il prof risponde: «Allora hanno da capire che l’abbiamo messi noi»