Coronavirus, morto a Cremona l’infettivologo Marchi

di Redazione Blitz
Pubblicato il 23 Marzo 2020 - 10:15 OLTRE 6 MESI FA
Coronavirus, Ansa

ROMA – Un’altra vittima tra i medici per l’epidemia da Covid-19. E’ deceduto, si apprende dalla Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo), il dottor Leonardo Marchi, medico infettivologo e direttore sanitario della Casa di Cura San Camillo a Cremona. In totale, i decessi certificati di medici in attività a causa dell’epidemia da nuovo coronavirus arriverebbero così a 18.

Fonte: Ansa.

Coronavirus, Rezza (ISS): “Seguire modello coreano. Privacy? Siamo in guerra, sono c…”

“Va bene aver chiuso fabbriche e uffici ma bisogna adottare il metodo coreano per rintracciare e isolare i positivi. Anche mappando gli spostamenti con il Gps dei cellulari”.

Queste le parole del direttore del dipartimento malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità, Gianni Rezza, in una intervista a La Stampa. E la privacy?

 

“Lo scriva per favore, sono c…, siamo in guerra e bisogna rispondere con tutte le armi che abbiamo”.

Secondo Rezza, bisognerebbe seguire il modello coreano e fare più test per accertare la positività al coronavirus:

“Sì. Loro hanno effettuato test rapidi ed estesi ma mirati, utilizzando la mappa degli spostamenti di ciascun positivo accertato, ottenuta utilizzando il Gps dei cellulari. Così sono riusciti a individuare e a isolare i soggetti a rischio. Poi hanno utilizzato le informazioni per creare App che hanno consentito ai cittadini di individuare le aree di maggior transito di potenziali contagiati, così da evitarle o adottare il massimo delle precauzioni. Una strategia efficace che ha consentito di ridurre molto la crescita della curva epidemica. Anche se manca ancora un tassello”.

Quale?

“Quello della trasmissione intra-familiare. Abbiamo centinaia di migliaia di persone in quarantena perché positive – spiega Rezza – o a rischio di esserlo che in casa non riescono a garantire il distanziamento necessario. Se c’è un positivo, questo dovrebbe dormire in una stanza separata, non mangiare con gli altri, usare un suo bagno e i suoi asciugamani. Difficile per una larga parte degli italiani. Se non teniamo conto di questo il fermo delle attività produttive non basterà”.

Rezza pertanto si spinge ancora più in là e promuove il modello cinese. Sì: “Seguire l’esempio cinese e isolare le persone che non sono nelle condizioni di fare la quarantena in casa. Magari requisendo alberghi e caserme”.

Fonte: La Stampa.