Costi gonfiati, carte falsate: così si gonfia la bolletta dei rifiuti

di Redazione Blitz
Pubblicato il 24 Novembre 2014 - 16:23 OLTRE 6 MESI FA
Costi gonfiati, carte falsate: così si gonfia la bolletta dei rifiuti

Costi gonfiati, carte falsate: così si gonfia la bolletta dei rifiuti (foto LaPresse)

GENOVA – Costi della raccolta gonfiati, documenti falsificati. E soldi incassati per servizi mai erogati. Così, per questo, lievitano le bollette. A Genova il caso è quello dei rifiuti, ma si tratta di un paradigma. Succede a Genova dove sotto inchiesta ci sono 27 persone tra impresari pubblici e funzionari, ma succede anche altrove. Ovunque il risultato è lo stresso: si gonfiano le bollette e il cittadino finisce per pagare di più per un servizio che potrebbe costare molto meno e che spesso non è neppure erogato.

A Genova la storia  la racconta con un dossier il Secolo XIX. E il quadro che esce è tanto chiaro quanto desolante. Nelle pieghe di regolamenti incomprensibili sguazzano pochi manager. Che riescono a far gonfiare i costi e a far figurare servizi non erogati. Al dunque paga il cittadino, anche il 20% in più. Ma l’unica differenza tra Genova e altri luoghi d’Italia è che, nel capoluogo ligure, è almeno stata aperta una inchiesta.

Il reportage del Secolo firmato da Matteo Indice: 

Attenzione: ancorché quello sia il filone che ha prodotto le conseguenze giudiziarie più dure, il pozzo nero nel quale annegano i nostri soldi è svelato da un’altra tranche. È un’inchiesta parallela, dove 27 persone tra funzionari pubblici e impresari sono accusate, appunto, di truffa in concorso. Per farsi un’idea si può partire da una telefonata del 12 ottobre 2012 fra Grondona e Maurizio Dufour, titolare di Switch 1988 ovvero il principale appaltatore di Amiu su differenziata e smaltimenti vari:

«Vediamoci perché sono venuti fuori i discorsi di quella cosa là… ».Quella cosa là. Lo spiegano i carabinieri,di che si tratta:«L’oggetto della conversazione è il servizio di ritiro dei rifiuti ingombranti dai domicili privati… Il dirigente Enrico Lastrico (oggi ex e indagato, ndr), a seguito di un esposto anonimo giunto in Amiu, ha appurato che la documentazione viene falsata dalla società di Dufour: inserendo un numero maggiore d’interventi, in realtà mai eseguiti, e aumentando il peso di ciò che viene ritirato. Si precisa che, per questo lavoro, Amiu corrisponde a Switch oltre 800 mila euro all’anno».

C’è un corvo che, con tanto di documenti,ha svelato quanto siano dopate le spese della società comunale. E un dirigente ne parla al suo superiore. Si corre ai ripari? «Nonostante la segnalazione [di Lastrico], Grondona non sembra intenzionato a denunciare il fatto, tanto meno a informare l’amministratore delegato (al tempo Pietro D’Alema, a sua volta indagato ma non per gli smaltimenti taroccati, ndr)». Non si può dire che sul fronte del contenimento costi va da meglio qualche mese dopo.

«Emblematica è una telefonata del 28 marzo 2013 in cui Tonito Magnasco (funzionario Amiu indagato, ndr) contatta Marco Anentodio della ditta Switch (indagato, ndr) per dirgli che si è creato un problema sul conferimento di latte di vernice… L’autista di Switch si è presentato [in un deposito] con tanto di formulario e i rifiuti risultavano provenire dall’istituto San Camillo, dove sempre Switch sta effettuando un servizio a pagamento.

Anche in questo caso si evidenzia il sistema Switch: svolge attività per le quali viene pagata dal privato, ma anziché sostenere i costi di smaltimento, fa passare i rifiuti per “ingombranti” (a prescindere dalla loro reale natura) raccolti sul territorio, quindi materiali urbani da conferire all’isola ecologica». In questo modo «Switch ha un secondo guadagno, perché contrattualmente riceve da Amiu 250 mila euro annui per la raccolta di 4000 tonnellate (si definisce addendum, “aggiunta” ad altri contratti di servizio, ndr) d’ingombranti, e 70 euro per ogni tonnellata “in eccedenza all’addendum”».

Ricapitolando. Switch, oltre a collezionare integrazioni su integrazioni da Amiu,si fa pagare pure dai privati per servizi in zone di loro proprietà; ma la roba che ramazza la mette sulla schiena della solita Amiu truccandone la provenienza, e incassando magari il bonus per aver smaltito un surplus rispetto a quanto stabilito nei primi accordi con l’ente pubblico.