Dal campo nomadi di Roma la banda degli scippi che uccise la cinese. Ora lo sgomberano
Pubblicato il 19 Dicembre 2016 - 09:58 OLTRE 6 MESI FA
ROMA – Il nomade accusato di avere lasciato morire la cinese sui binari del treno è sparito. Si chiama Serive Sevrovic, ha un nome slavo ma è nato a Roma, nel campo nomadi di Tor Sapienza, che ora la polizia sta sgombrando. Con lui si è volatilizzata tutta la famiglia, formata da moglie e 4 figli. Dicono si sia rifugiato in Germania.
In mano alla Polizia sono finiti, spinti dalla tribù, due complici dello scippo, con posizioni probabilmente meno gravi, anche se uno di loro è stato arrestato. L’altro, minorenne, è libero.
Si parla però anche di un quarto uomo, forse la mente criminale che ha guidato il colpo e pilotato il dopo. Forse è il più scaltro, scrive Raffaella Troili sul Messaggero di Roma. Il quarto uomo ha 3o anni. Se ne sta nascosto nel campo rom di via Salviati, a Tor Sapienza, coperto dalla omertà.
Fossero siciliani o emiliani, i giornali sarebbero molto più aggressivi. Trattandosi di zingari, bisogna andarci cauti. Hanno costituito un comitato molto attivo nel denunciare i giornali che parlano male di loro, c’è un funzionario della Presidenza del Consiglio, pagato dalle nostre tasse, che è pronto a minacciarci se non righiamo dritto. La realtà però è quella che emerge dalla cronaca del Messaggero. Eccessivi tolleranza e buonismo portano a questo.
Ci fosse o non ci fosse un mastermind quarto uomo, dalle evidenze delle telecamere di sicurezza risulta che erano tre i giovani che hanno aggredito la cinese. La sua morte ha fatto scalpore. Inoltre, la comunità cinese fa i soldi lavorando e anche non pagando le tasse e sfruttando i lavoratori in misura molto superiore agli italiani. Gode, a buon diritto, di un certo credito.
La polizia ha stretto molto il campo nomadi, regno della illegalità e del degrado al punto che sull’onda dello scandalo lo stanno chiudendo.
I controlli si sono fatti stringenti, un nomade ha detto di averne subito 15 in pochi giorni. I capi delle tribù, forse guidati proprio dal quarto uomo, hanno gestito con abilità il rapporto con la legge. Hanno fatto scappare Sevrovic, poi hanno indotto i due complici a consegnarsi. I due hanno scaricato la colpa su Sevrovic, nel frattempo fuggito, attribuendosi un ruolo di co-primari:
“Non ci siamo accorti che la cinese ci stesse seguendo – hanno raccontato entrambi – dopo un po’ l’abbiamo persa di vista. Abbiamo saputo che era morta dai giornali e dalle televisioni, allora ci siamo spaventati e siamo andati via dal campo”.
Poi, spinti dai genitori e dagli altri, si sono presentati in Commissariato.
Serive Sevrovic ha la fama da duro e sulla mano destra porta tatuata una rosa nera sovrastata da diamanti. È sparito subito, dopo una decina di giorni anche la moglie e i bambini sono partiti. Ha chiuso tutto anche Facebook,
Sarebbe stato Serive Sevrovic ha infierire su Yao Zhang, la cinese scippata di una borsa da mille euro proprio fuori l’ufficio del Ministero dell’Interno dove si rilasciano i permessi di soggiorno. Serive, riferiscono Michela Allegri e Ilario Filippone sul Messaggero di Roma, “si sarebbe vantato di aver visto la vittima agonizzante e di averla coperta con immondizia e sterpaglie per evitare che il cadavere venisse trovato”.
Serive Sevrovic ha bruciato la borsa e anche il cappotto della cinese, mentre ha tenuto con sé il cappello della vittima, del valore anch’esso di mille euro.
Lo sgombero del campo è vicino, annuncia Raffaella Troili: