Daniela Pallotto, madre Manuel Foffo: “Qui c’è gente strana”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 15 Marzo 2016 - 11:52 OLTRE 6 MESI FA
Daniela Pallotto, madre Manuel Foffo: "Qui c'è gente strana"

Daniela Pallotto, madre Manuel Foffo: “Qui c’è gente strana”

ROMA – Daniela Pallotto vive al piano di sotto di Manuel Foffo: lei è la mamma di Manuel, uno dei due ragazzi accusati (insieme a Marco Prato) dell’omicidio di Luca Varani. E di quel condominio dice: “Gira gente strana”. Anche lei abita in quella palazzina di via Igino Giordani al Collatino a Roma. E, stando ai verbali venuti a galla in questi giorni, avrebbe dato lei al figlio gli stracci per pulire. Per pulire le tracce del delitto. Ma la domanda che ora si pongono gli investigatori è: Daniela sapeva quello che era successo? Difficile dare una risposta, l’ex marito Valter Foffo l’ha assolta così: “Non si rese conto, non ha capito. Se ci fosse stato del sangue l’avrebbe visto”.

Lorenzo D’Albergo e Francesco Salvatore scrivono su Repubblica:

Il verbale è già stato messo a disposizione del pm Francesco Scavo, che da giorni tira le fila di un’indagine che sembra nascondere ancora punti oscuri. Uno fra tutti è proprio quello relativo alla presenza di altre persone dopo la morte del povero Luca, all’interno dell’appartamento al Collatino. È molto più di un’ipotesi quella su cui lavorano i carabinieri: qualcuno oltre a Manuel Foffo e Marco Prato potrebbe essere entrato nella casa dell’orrore dopo l’uccisione di Luca Varani. Troppe le ore di vuote tra il momento dell’omicidio, intorno alle 9 e mezza del mattino di venerdì 4 marzo, e la confessione in caserma fatta da Foffo il pomeriggio successivo, sabato 5 marzo. Il sospetto che una terza persona sia venuta a conoscenza della morte del giovane di 23 anni, prima della formale autodenuncia di Foffo, è una pista investigativa tutt’altro che remota, che ora i militari stanno percorrendo con convinzione.

Il dubbio potrebbe essere sciolto quando verranno tolti i sigilli alla porta al decimo piano in via Igino Giordani. Le analisi del Ris dei carabinieri, incrociate con le testimonianze fornite agli atti, potrebbero aprire una duplice via: se fossero trovate tracce riferibili non a Manuel e a Marco Prato, ma a qualche altra persona, quel qualcuno potrebbe rispondere di favoreggiamento, proprio perché a conoscenza dell’uccisione di Luca; se invece ci fossero segnali che indichino che il corpo di Luca fosse stato trascinato, o addirittura che qualcuno abbia cercato di nasconderlo, per questi potrebbe scattare l’iscrizione nel registro degli indagati per il reato di occultamento di cadavere.