Defibrillatori St. Jude difettosi, morta una donna all’Isola d’Elba

di redazione Blitz
Pubblicato il 6 Dicembre 2016 - 19:04 OLTRE 6 MESI FA
Defibrillatori St. Jude difettosi, morta una donna all'Isola d'Elba

Defibrillatori St. Jude difettosi, morta una donna all’Isola d’Elba

LIVORNO – Defibrillatori della St. Jude Medical sotto accusa anche in Italia. Dopo i due decessi registrati negli Stati Uniti e collegati ai dispositivi sanitari dell’azienda, anche in Italia si segnala un primo caso. Si tratta di un’anziana donna morta all’Isola d’Elba che aveva subito l’impiantato di un defibrillatore della St. Jude Medical, l’azienda americana che aveva allertato le cardiochirurgie italiane su alcuni modelli potenzialmente difettosi.

La stessa Ausl, che ha confermato la “piena disponibilità a fare emergere con chiarezza quanto accaduto”, ha reso noto che la signora, 77 anni, morta alla fine di novembre, era stata sottoposta a impianto di ICD (defibrillatore cardioverter) nel 2012 e che eseguiva i normali controlli periodici. “A seguito della segnalazione ricevuta dalla ditta fornitrice degli impianti oggetto di alert, l’Ausl – si spiega in una nota – ha proceduto a richiamare la signora per una visita straordinaria eseguita a Portoferraio l’11 novembre scorso e in quella occasione la paziente e la figlia sono state informate della problematica emersa a livello internazionale”.

Al momento del controllo, che risale all’inizio di novembre, la memoria dell’impianto non ha evidenziato aritmie o terapie erogate (la signora non era pacemaker dipendente) e il device aveva ancora il 69% di capacità residua, ovvero aveva una carica in grado di assicurare il suo regolare funzionamento. “Nel corso dell’incontro – spiega ancora la Ausl – era stata segnalata la presenza di un allarme a vibrazione che si sarebbe attivato nel caso di esaurimento della batteria ed erano state date indicazioni alla signora e ai familiari sul comportamento da seguire in caso di avviso. Conformemente alle indicazioni condivise dal Ministero della Salute e dalla Associazione Italiana Aritmologia e Cardiostimolazione (Aiac) – conclude la nota – era stato programmato un nuovo controllo a tre mesi”.

In Italia sono iniziati una settimana fa i controlli sui pazienti cui sono stati impiantati defibrillatori della St. Jude. L’azienda americana ha anche allertato il Ministero della Salute, che ha già provveduto a inviare una nota informativa alle Direzioni sanitarie.

Michele Gulizia, Direttore U.O.C. Cardiologia ospedale Garibaldi-Nesima di Catania, ha spiegato all’Ansa: ”Si tratta di defibrillatori di produzione recente quindi ogni centro ospedaliero può richiamare in tempi ragionevolmente brevi i pazienti impiantati (i numeri non sono elevati, si va da meno di 10 a massimo 2-300 pazienti per centro); anche una struttura che avesse impiantato 300 pazienti li può richiamare tutti nel giro di pochi giorni”.

Quasi 400.000 defibrillatori di questo tipo sono stati venduti in tutto il mondo. Il modello in questione è il St. Jude Medical Implantable Cardioverter Defibrillator (ICD) and Cardiac Resynchronization Therapy Defibrillator (CRT-D). Il difetto consiste nelle batterie del congegno che smettono improvvisamente di funzionare senza lanciare il previsto segnale di allerta tre mesi prima dell’esaurimento delle batterie. L’allarme è scattato lo scorso mese negli Stati Uniti dove erano state registrate due morti.