Dipendenti assenteisti alla Camera, pm chiede: “Un anno carcere, multa da 500€”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 15 Aprile 2014 - 11:20 OLTRE 6 MESI FA
Dipendenti assenteisti alla Camera, pm chiede: "Un anno carcere, multa da 500€"

Dipendenti assenteisti alla Camera, pm chiede: “Un anno carcere, multa da 500€”

ROMA – Un anno di carcere ai dipendenti assenteisti della Camera dei deputati e una multa di 500 euro. Queste le richieste del pm Maria Assunta Cassavia, della Procura di Roma, al termine dell’udienza del 14 aprile nei confronti di 5 dipendenti della Camera accusati di assenteismo.

Le persone denunciate per truffa sono 17, tra commessi e impiegati. Se in 12 hanno patteggiato condanne tra i 3 e i 6 mesi di reclusione, altri 5 hanno scelto di andare a processo.Si tratta di Michelina Saliola, Alessandro Pedani, Enrico Boccalaro, Elisabetta Polese e Maria Gabriella Petrone, tutti accusati di truffa.

Secondo le accuse, i 17 indagati avrebbero usato un tesserino elettronico irregolare per risultare presenti al lavoro anche quando in realtà erano altrove e impegnati in affari personali, spiega Andrea Ossino su Il Messaggero:

L’indagine era iniziata nel 2009, dopo una denuncia sporta grazie alla volontà dell’allora presidente della Camera dei Deputati, Gianfranco Fini. In seguito ai controlli a campione che periodicamente vengono effettuati a Montecitorio, erano venute alla luce alcune anomalie. In particolare la segreteria generale aveva riscontrato che alcuni dipendenti risultavano presenti anche quando erano all’esterno del Palazzo”.

Informato dei fatti, l’allora presidente Fini decise di segnalare l’accaduto alla Procura di Roma, che aprì l’inchiesta, che ha portato alla luce un uso improprio del badge, il tesserino elettronico per rilevare le presenze dei lavoratori:

“Tra i dipendenti dal “badge facile”, c’è chi si procurava il tesserino di un collega appena andato in pensione, il cui badge non era ancora stato disattivato. Altri invece usavano il tesserino elettronico riservato all’amministrazione, non nominale. Insomma, tutti gli imputati escogitavano un sistema diverso per assentarsi dal posto di lavoro senza che lo stipendio, che nel caso specifico dei dipendenti della camera è quantificato anche sulla base del cumulo delle ore lavorative, ne risentisse. Una truffa che avveniva proprio sotto il naso delle istituzioni, a Montecitorio”.

Ossino spiega che ai dipendenti le assenze sono costate care:

“Anche se in parlamento vige l’autodichia, ovvero la possibilità per le forze dell’ordine d’indagare solo dopo un’apposita autorizzazione, in questo caso la magistratura ha avuto la possibilità di agire liberamente. Sospesi dal servizio, alcuni hanno patteggiato in sede penale, per altri è attesa la sentenza. Naturalmente alla Camera dei Deputati è stato sostituito il sistema che consente il controllo delle presenze con un nuovo sistema, di ultima generazione”.