Disabile costretta a mansioni pesanti: sindrome tako-tsubo. Datore condannato

Pubblicato il 21 Gennaio 2013 - 14:29 OLTRE 6 MESI FA
Disabile costretta a mansioni pesanti: sindrome tako-tsubo. Datore condannato

TORINO – Renato Goria, titolare della Alplast Spa di Tigliole d’Asti è stato condannato per aver letteralmente “infranto” il cuore a una sua dipendente. Rosa O. portatrice di handicap era operaia presso la sua azienda: per anni è stata costretta a sollevare scatole che pesavano più di 14 kg nonostante la mansione assegnatale fosse incompatibile con le sue condizioni di salute. Uno sforzo sovrumano, compiuto quotidianamente, fino al giorno in cui è crollata ed è finita al Pronto Soccorso dove le hanno diagnosticato la sindrome di tako-tsubo, altrimenti nota come “sindrome del cuore infranto”. Il nome è quello ma lo stress che è all’origine della miocardiopatia non è per forza di origine amorosa, anzi. Rosa O. ha finalmente ottenuto un risarcimento danni dell’ammontare di 16 mila euro. Il suo è il primo caso a portare la sindrome di tako-tsubo in tribunale.

A rivolgersi al Tribunale del Lavoro di Torino è stata la stessa donna che era stata assunta come operaia alla Alplast Spa, un’azienda che produce tappi super tecnologici, in alluminio, plastica, silicone. Non in sughero che avrebbe sicuramente pesato meno sulle gracili spalle di Rosa O.

Nonostante il medico aziendale avesse preso atto del precarie condizioni di salute della donna, Rosa O. fu assegnata alla linea di stampaggio dei tappi i champagne e alla metti-disco Nutella. Il sollevamento pesi con cui ogni giorno portava a termine le sue mansioni le è costato un aggravamento del suo stato di salute.

La sindrome di tako-tsubo, diagnosticatale il giorno del collasso, fu identificata per la prima volta nei primi anni novanta da un gruppo di ricercatori giapponesi. L’infarto acuto da affaticamento è  causato da una deformazione del ventricolo sinistro che assume la forma di un cestello (tsubo) usato dai pescatori giapponesi per la pesca del polpo (tako). Di qui il nome.