Droga, la svolta progressista di Bolzano: via alla “legalizzazione soft”

Pubblicato il 10 Maggio 2011 - 12:27 OLTRE 6 MESI FA

BOLZANO – La lotta alla droga è fallita, allora via alla legalizzazione “soft”: la proposta arriva da Bolzano, che per una volta si concede uno strappo al suo rigore teutonico per diventare la città simbolo della legalizzazione delle droghe leggere. Non è proprio così, perché gli stupefacenti vengono distribuiti da strutture sanitarie in un percorso terapeutico. Ma tanto è bastato per fare di Bolzano un caso nazionale. Il metodo lo ha voluto avviare Peter Koler, direttore del Centro per la prevenzione delle dipendenze e la promozione della salute che da 10 anni lavora per la Provincia di Bolzano.

Ecco cosa dice Koler: “Dobbiamo trovare un metodo per implementare il mercato all’interno della legalità. Si può dare la sostanza alle persone che hanno già sviluppato una tendenza, restando ovviamente dentro a un percorso sanitario. Si deve rilanciare l’idea di togliere alle mafie quei soldi e quel potere, e trovare un modo di dare le sostanze a quelle persone, riducendone il bisogno. E con la cannabis legalizzare la coltivazione privata”. L’approccio è quello scientifico, da medico, ma politicamente la questione è una mina: le sue parole sono rivoluzionarie in un Paese dove il dibattito sull’argomento è ancora aperto e non è approdato a una soluzione condivisa.

Ma il percorso intrapreso da Bolzano non è una legalizzazione: la droga viene tolta alle mafie e il consumatore viene seguito dai servizi sanitari per una terapia di recupero. “Bisogna conviverci con l’abisso, dobbiamo accettare il rischio. Vietarlo è inutile”, dice Koler.

I risultati premiano l’approccio: da alcuni anni è in costante calo il consumo fra i giovani degli alcolici, del tabacco e della cannabis. Hanno cominciato nel 2001 e a quanto pare quasi nessuno se c’è accorto al di fuori dei convegni medici.

Stesso metodo sperimentato anche sull’alcool: “Abbiamo fatto questo patto. Tutti gli studi e le ricerche dimostrano che l’aggressività cresce con l’aumento del livello di gradazione. Le persone possono consumare l’alcol, ma con responsabilità. È la nostra campagna: bere responsabile. Abbiamo chiestoai Comuni di organizzare un servizio di minibus notturno efficientissimo. La Nightline porta in giro i giovani durante la notte e gli incidenti del sabato sera sono quasi scomparsi”. Nelle scuole sono iniziati percorsi per smettere di fumare. Non dicendo di buttare il pacchetto da un giorno all’altro, ma riducendo progressivamente. Poi, “il più delle volte succede che a questo punto sono loro stessi che vengono da noi per dirci che adesso hanno capito che male fa il tabacco e che vogliono smettere”.

E la stessa cosa potrebbe essere fatta per ridurre il problema dell’abuso di cannabis tra i giovani. Il fatto è che “è inutile dire a un ragazzo che vive in mezzo al disagio: tu devi smettere. Quello è l’ultimo suo problema. Dobbiamo fornire buone competenze ai genitori per educare i figli, dargli i mezzi per farlo, dalla civiltà della vita agli asili nido. La droga non è il centro del problema”.

Il sottosegretario Giovanardi ha subito bocciato l’iniziativa: “Quale medico può curare un malato con altro veleno? Così si cronicizza il paziente e si espongono gli altri al pericolo di una persona sotto l’effetto di sostanze”.