Eleonora Vita, avvocatessa sparita. Lettera alla mamma: “Non credo alla giustizia”

di redazione Blitz
Pubblicato il 10 Novembre 2016 - 14:34 OLTRE 6 MESI FA
Eleonora Vita, avvocatessa sparita. Lettera alla mamma: "Non credo alla giustizia"

Eleonora Vita, avvocatessa sparita. Lettera alla mamma: “Non credo alla giustizia”

CARRARA – Eleonora Vita è un’avvocatessa di 38 anni delusa dalla giustizia. Ed è sparita da domenica, lasciando alla mamma una lettera inquietante, riportata da Il Tirreno. Eccola:

“Cara mamma mai avrei voluto arrecarti dispiacere. Dopo la sentenza di agosto ritengo che il mestiere di avvocato, per cui ho molto studiato in questi anni, sia inutile… sono sfiduciata, mi sento umiliata. Non credo più alla giustizia e alla magistratura, troppi soprusi”. “Non voglio assistere a altri soprusi, mi sono resa conto che presso il tribunale di Lucca sono stati ignorati i documenti”. “…. Scusa mamma ma non ce la faccio più. Ti voglio bene Eleonora”.

“Eleonora ha messo per iscritto la sua esasperazione – spiega la mamma – Mia figlia è una ragazza in gamba, non soffre di depressione, ha tante amiche, ha cura del suo corpo e ama la professione che ha scelto fin da ragazzina. Capisco però quello che sta provano, sono dieci anni che va avanti questa storia, lei, da avvocato, prova ancora più rabbia di me”.

A quale storia si riferisce la mamma? Cosa angustiava Eleonora? Si tratta di un testamento legato ad un’eredità, come spiega ancora il Tirreno:

Il testamento conteso è quello della prozia Bernardina Fornaciari, scomparsa in Versilia nel 2005, a 95 anni. «Finché era in vita mio marito era lui a badare a lei – spiega Morena – E lei adorava Eleonora, era stata la sua madrina al battesimo. Mio marito nel 2003 si è ammalato ed è morto. È toccato al fratello, zio di Eleonora accudire alla donna». E a questo punto, racconta Morena, sono spuntati i testamenti: «In uno il patrimonio veniva diviso in tre, due terzi al nipote e uno a Eleonora, poi ne è stato depositato un altro, dove veniva nominato erede universale mio cognato». Quel testamento è finito al centro di due procedimenti e di perizie calligrafiche per le quali Eleonora si è rivolta allo studio milanese di Evi Crotti che nel 1978, durante il sequestro Moro, si è occupata, su incarico dell’allora ministro degli interni Francesco Cossiga, dell’analisi degli scritti dello statista. Il processo penale è caduto in prescrizione. Quello civile è stato appellato, dopo la sentenza di agosto in tribunale a Lucca. Quella che ha stabilito che il fatto non era accertato. E condannato Eleonora a pagare le spese legali e quelle del ctu del tribunale.