Emanuela Orlandi, no pista internazionale e scambio con Agca

di Redazione Blitz
Pubblicato il 18 Maggio 2016 - 20:15 OLTRE 6 MESI FA
Emanuela Orlandi, no pista internazionale e scambio con Agca

Emanuela Orlandi, no pista internazionale e scambio con Agca

ROMA – Nel mistero fitto della scomparsa di Emanuela Orlandi, la Corte di Cassazione mette un punto fermo alla ridda di ipotesi che hanno percorso 33 anni di ricerche: ad avviso dei giudici, “correttamente” il pm ha archiviato la pista internazionale. Per questo non ha trovato sponda la richiesta dei familiari di riaprire le indagini sostenendo la tesi che Emanuela sarebbe stata rapita con l’aiuto dei servizi per essere scambiata tramite spie dell’Est con Ali Agca, l’attentatore di papa Wojtyla.

Il nulla osta della Cassazione all’archiviazione della pista internazionale messa in soffitta nel 1997, dalla Procura di Roma, con il proscioglimento dei coniugi Kay Springorum e Francesca von Teuffenbach – la sorella di un ufficiale del Sismi, Rudolph Cristoph, accusata da una ex domestica inattendibile di aver nascosto in casa sua la Orlandi nell’agosto del 1983 – è scritto nella sentenza 20682. Il verdetto spiega perchè lo scorso cinque maggio la Suprema Corte ha dichiarato “inammissibile” il ricorso della madre di Emanuela, signora Maria Pezzano, contro l’ordinanza di archiviazione del gip di Roma che il 19 ottobre ha prosciolto i sei indagati per la scomparsa della Orlandi e di Mirella Gregori.

Si tratta di Piero Vergani ex rettore della basilica di Sant’Apollinare dove fu sepolto il boss della banda della Magliana Renato De Pedis, il suo autista Sergio Virtù, la supertestimone Sabrina Minardi per un periodo amante di De Pedis, Angelo Cassani, Gianfranco Cerboni e il fotografo Marco Fassoni Accetti. La Cassazione rileva che la madre della Orlandi “a quanto risulta dal provvedimento, ha condiviso le conclusioni dell’Accusa in ordine alla esclusione della banda della Magliana”, che quindi esce di scena anche con il consenso dei familiari di Emanuela, mentre ha continuato ad insistere sulla pista internazionale, sepolta in un “subprocedimento di archiviazione” a corollario di quello dei sei indagati.

In proposito, la Suprema Corte sottolinea che è “manifestamente infondato” ritenere la decisione del gip “abnorme” dal momento che il giudice “ha ritenuto di non poter valutare il contenuto delle istanze” di riapertura delle indagini che “in precedenza avevano sollecitato il pm a riaprire la pista del cosiddetto terrorismo internazionale e del collegamento delle sparizioni all’attentato a Giovanni Paolo II”. Questo perché lo stesso gip “del tutto correttamente” ha definito e individuato “l’oggetto della decisione in relazione alla verifica della legittimità della ‘inazione’ del pm avuto particolare riguardo ai soggetti iscritti ed alle piste investigative esplorate dall’organo inquirente, ostando alla considerazione del tema di indagine proposto dalla difesa, la pertinente sentenza istruttoria” emessa nei confronti dei coniugi Springorum. Secondo la Cassazione, il ricorso della mamma di Emanuela e la pista turco-bulgara, internazionale o del terrorismo internazionale che dir si voglia, poggia su motivi “manifestamente infondati”, o “non consentiti”.