Caso Orlandi. La procura cambia idea: la tomba di De Pedis verrà aperta

Pubblicato il 24 Aprile 2012 - 18:37 OLTRE 6 MESI FA

(Foto Lapresse)

ROMA – Si avvicina il momento dell’apertura e dell’ispezione della tomba di Enrico “Renatino” De Pedis, il boss della Banda della Magliana sepolto nella basilica di Sant’Apollinare. Entro la fine di maggio la salma dovrebbe essere traslata nel cimitero di Prima Porta. E’ quanto trapela dalla procura di Roma.

A piazzale Clodio, mai come in questo momento, sembra dunque imminente lo spostamento della tomba di colui che, secondo la testimonianza dell’ex amante Sabrina Minardi, sarebbe il responsabile della morte di Emanuela Orlandi, la figlia di un dipendente del Vaticano scomparsa il 22 giugno 1993 all’età di 15 anni. Negli ultimi tempi gli inquirenti avevano maturato l’ipotesi di non aprire piu’ la tomba. Con l’arrivo del nuovo procuratore Giuseppe Pignatone c’e’ stato un cambio di rotta.

Sulla presenza di De Pedis nella basilica di Sant’Apollinare si sono succedute negli anni polemiche ed illazioni. Recentemente un collegamento tra il rapimento di Emanuela Orlandi e la sepoltura di De Pedis era stato ipotizzato da testimonianze riportate dai giornali. E da quando di un presunto ruolo di “Renatino” nel rapimento della giovane Orlandi ha parlato anche Sabrina Minardi, sua ex amante.

Le ossa di De Pedis saranno, dunque, portate via dalla basilica di Sant’Apollinare: una “grande vittoria del moralismo di sinistra guidato da Walter Veltroni, che perde le elezioni ma vuota le tombe”, come ha scritto blitz nella sua Rassegna Stampa? “E’ la svolta che era necessaria e che stavamo aspettando da tempo”. Così Walter Veltroni ha salutato l’annuncio. “Se, infatti, troveranno conferma – come tutto lascia credere – le decisioni di ispezionare la tomba di De Pedis e di spostarne la salma fuori dalla basilica di Sant’Apollinare – scrive Veltroni in una nota – avremo compiuto due passaggi importanti. E’ il segnale di una attenzione nuova, sollecitata da chi non ha mai rinunciato a cercare la verità sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, dall’impegno di trasmissioni televisive, dal recente dibattito in Parlamento e voluta con coraggio e coerenza dalla famiglia Orlandi. Questa svolta – aggiunge – permetterà anche di cancellare una vergogna come quella della sepoltura in un luogo sacro di uno dei capi della banda della Magliana, responsabile di crimini efferati e delitti: quello che io ho definito un vero scandalo prima di tutto davanti alle coscienze dei fedeli e di tutti i cittadini”.

Da tempo la magistratura romana che indaga sul caso Orlandi aveva parlato della possibilità di ispezionare la tomba del boss romano per raccogliere elementi sul sequestro. Ma lo scorso 2 aprile era trapelato un categorico no. Per i pm titolari dell’indagine, che circa due anni fa hanno svolto un sopralluogo nella cripta, “non sussisterebbe più – scriveva l’ansa –  la necessità di aprire la tomba in quanto si ritiene inverosimile che al suo interno vi possano trovare resti di altre persone oltre a quelli di De Pedis, considerando anche che questi è morto sette anni dopo la scomparsa della Orlandi”.

De Pedis fu ucciso il 2 febbraio 1990 in un regolamento di conti a Campo de’ Fiori. Sepolto inizialmente al cimitero del Verano in un loculo di famiglia, la vedova riuscì a farne traslare la salma a Sant’Apollinare grazie al via libera dell’allora arcivescovo vicario di Roma, Ugo Poletti. Il sopralluogo del luogo dove si trova la tomba di De Pedis venne effettuato dal procuratore aggiunto, Giancarlo Capaldo, e svolto dopo l’audizione, quale persona informata sui fatti, di Pedro Huidobro attuale rettore della basilica.

Secondo un’analisi della cripta, la tomba di De Pedis si troverebbe in un piccolo ambiente, una stanza accessibile tramite una porta in ferro. Le chiavi del cubicolo sono in possesso solo del rettore e di Carla Di Giovanni, vedova De Pedis. La tomba sarebbe molto simile a quelle realizzate per la Santa Sede. Poco distante, sempre nella cripta, è presente un ossario composto di resti che un tempo erano depositati senza alcun criterio nei cunicoli della basilica. Si tratta di una dedalo di strettoie, ora chiuse, che un tempo permettevano di raggiungere anche la sede della scuola di musica dove la Orlandi studiava flauto.