Emanuela Stefanizzi, donna e carabiniere: “Vesto la divisa di mio padre, ucciso in servizio”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 6 Giugno 2017 - 09:07 OLTRE 6 MESI FA
Emanuela Stefanizzi, donna e carabiniere: "Vesto la divisa di mio padre, ucciso in servizio"

Emanuela Stefanizzi, donna e carabiniere: “Vesto la divisa di mio padre, ucciso in servizio”

ROMA – Il carabiniere Ferdinando Stefanizzi fu ucciso in servizio a San Damiano D’Asti 29 anni fa e nel giorno della festa dell’Arma del 5 giugno lo ha ricordato la figlia, Emanuela, una delle donne carabiniere che può vestire con orgoglio la divisa del padre. Emanuela è tra le 3700 donne nell’Arma, che emozionata racconta di come fin da bambina diventare un carabiniere fosse il suo sogno e di come questa sia diventata la sua vita dopo aver perso il padre. “Sarebbe fiero di me”, dice sorridente.

Virginia Piccolillo sul Corriere della Sera scrive che le donne arruolate solo migliaia e di queste 347 sono alti ufficiali, inclusi tre generali; 1.137 marescialli; 217 brigadieri e 2.029 tra appuntati e carabinieri. A raccontare la sua storia è Emanuela, una di loro:

“«Fin da bambina quando i colleghi di mio padre, alla Festa dell’Arma, mi chiedevano cosa volessi fare da grande rispondevo: il carabiniere. Loro replicavano che non si poteva. Non c’erano donne. Al massimo avrei potuto fare la poliziotta. Ma io rispondevo: “Prima o poi ci saranno”. Al primo concorso aperto alle donne ho partecipato. Sono entrata in servizio. Sono in forza ad Albenga. E credo che mio padre sia orgoglioso di me. Io lo sono moltissimo di lui», dice a margine del 203esimo anniversario della Fondazione dell’Arma”.

Il papà di Emanuela però non ha potuto vedere la figlia crescere e realizzare il suo sogno:

“«Durante un giro di pattuglia, lui e il suo comandante, vennero avvertiti di una rapina alle Poste. Il comandante entrò e venne sequestrato. Da dentro gli gridava: “Fernando non entrare”. Lui non lo ascoltò. Venne colpito all’aorta. I rapinatori scapparono con il comandante come ostaggio. Ma poi vennero catturati»”.

Anche se la madre non era felicissima della decisione della figlia:

“«Eh — sorride —, non è stata molto felice. Quando è arrivato il telegramma che mi comunicava la data di partenza per il corso, me lo ha nascosto per una quindicina di giorni. E me lo ha dato dicendo che doveva farlo perché tanto lo avrei scoperto da sola». Si schermisce se le si domanda cosa farebbe nel caso si trovasse in una situazione analoga a quella in cui suo padre perse la vita. Ma se le si chiede qual è il suo sogno, risponde fiera: «L’ho realizzato»”.