Emma Morano, 112 anni: ha visto dieci Papi. Il segreto? Tre uova al dì

Pubblicato il 29 Novembre 2011 - 10:13 OLTRE 6 MESI FA

PALLANZA (VERBANIA) – Emma Morano compie oggi 112 anni. Nella sua vita ha visto il Regno d’Italia, il ventennio fascista, due guerre mondiali, la liberazione, la nascita della Repubblica. E dieci Pontefici diversi.

Nel colloquio con Miche Brambilla della Stampa ricorda di essere nata quando Umberto I era re d’Italia e il generale Luigi Pelloux presidente del Consiglio.

A 112 anni Emma Morano vive sola. Non ha una badante, solo una nipote che va a trovarla al mattino, una vicina al pomeriggio. Per il resto, fa da sé. Le altre due persone più anziane d’Italia – entrambe donne – sono entrambe in casa di riposo, una in Veneto, l’altra in Lombardia

Racconta la signora Emma: “Sono nata il 29 novembre 1899 a Civiasco, provincia di Vercelli. Com’era l’Italia di allora? Povera. Io mi ammalavo in continuazione. Un dottore mi disse che dovevo cambiare aria e allora sono venuta a stare qua, sul lago Maggiore”.

“Quando è scoppiata la Prima guerra mondiale ero una tuseta… Stavo a Villadossola e avevo un fidanzato: lo chiamarono per il fronte e non è più tornato. Morto. Così ho dovuto sposare un altro. Era uno di qui, del lago. Io non volevo sposarlo, ma lui mi ha obbligata. Abitavamo nello stesso cortile e lui un giorno mi mandò a chiamare da sua madre: ‘Vieni che Giovannino ti vuole parlare’. Io ci andai e lui mi disse: ‘Se ti va bene mi sposi, se no ti ammazzo’. Avevo 26 anni. Mi sposai”.

Il matrimonio, come da premessa, non fu un matrimonio felice. Nel 1937 nacque un bambino, ma morì dopo sei mesi. La signora Emma racconta i maltrattamenti che subì, e a cui trovò la forza di ribellarsi. “Nel 1938 mi sono separata, credo di essere stata una delle prime in Italia”. Il marito morì nel 1985. Anche se lei porta ancora la fede al dito.

“Il fascismo me lo ricordo perché continuavano a fare sfilate, cortei. Non avevamo tutte le cose che ci sono adesso. Io facevo l’operaia al Liutificio Maioni di Pallanza. Confezionavo i sacchi. Ero bella, eanche molto corteggiata. Il direttore dello stabilimento aveva perso la testa per me. Si era innamorato. Un giorno mi disse: domani vengo a trovarla. Io risposi di no. Allora lui lasciò la fabbrica e se ne andò via. Non era facile a quei tempi, per un’operaia, dire di no al direttore”.

La signora Emma è in pensione dal 1954, anno in cui in Italia arrivò la televisione. “Allora le donne andavano in pensione a 55 anni”. “Sono contenta della vita che ho fatto. Il periodo più bello è stato la giovinezza: niente di particolare, ma andavo a ballare il valzer, ed ero felice così. Adesso sono tranquilla, le gambe un po’ molli, ma non prendo una medicina. Mangio tre uova al giorno e per digerire bevo la grappa che mi preparo io: la metto in un vasetto con sette foglie di salvia, un mazzetto di erba ruta e un po’ di uva. Poi la bevo con il cucchiaino”.

Guarda la tv, che le è stata regalata dal sindaco: “Ma non il telegiornale perché parlano troppo in fretta. Mi piacciono i film. Poi seguo la messa, ma quella di Rete 4 perché quella di Rai 1 è troppo lunga”.

Paura della morte? “No. Quand la vegn la vegn”.