Eutanasia, Dj Fabo è andato in Svizzera: i primi esami per morire

di redazione Blitz
Pubblicato il 26 Febbraio 2017 - 15:19| Aggiornato il 27 Febbraio 2017 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Alla fine Dj Fabo è volato in Svizzera. Il giovane di 39 anni, al secolo Fabiano Antoniani, che vive bloccato a letto da due anni, cieco e tetraplegico, aveva fatto appello al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per chiedere che gli venisse concesso il suo diritto a morire libero. Con lui è partito anche Marco Cappato, dell’Associazione Luca Coscioni che lo ha aiutato in questi mesi a portare avanti la sua causa.

Filomena Gallo, presidente dell’Associazione, ha fatto sapere che Fabo è arrivato in Svizzera. “Si sta sottoponendo alle visite mediche previste dai protocolli. Tuttavia potrebbe ancora cambiare idea”. In una clinica Oltralpe, di cui per ovvie ragioni non è stato fatto il nome, Fabo sta incontrando i medici e gli psicologi che stanno valutando se la sua richiesta di eutanasia sia accettabile.

“Ci vorranno alcuni giorni per capire cosa succederà” ha concluso Filomena Gallo. Appena due giorni fa, dopo il terzo rinvio dell’approdo del ddl sul Biotestamento in Aula alla Camera, Dj Fabo si era rivolto al Capo dello Stato chiedendo il suo intervento per “sbloccare l’impasse voluta dai parlamentari”.

“È veramente una vergogna – aveva detto – che nessuno dei parlamentari abbia il coraggio di mettere la faccia per una legge che è dedicata alle persone che soffrono, e non possono morire a casa propria, e che devono andare negli altri Paesi per godere di una legge che potrebbe esserci anche in Italia. Schiavi di uno Stato che ci costringe ad andare all’estero per liberarci da una tortura insopportabile e infinita”.

Tanti i messaggi per Dj Fabio, anche sul suo profilo social, di saluto, affetto, commozione, tristezza, “auguri di buon viaggio”. Ma anche critiche allo “Stato sordo”. A questi si sono aggiunti però anche gli appelli come quelli di Dj Aniceto, “per favore vivi”, e di Matteo Nassigh, 19 anni, disabile gravissimo dalla nascita, pubblicato stamani sull’Avvenire: “Non chiedere di morire, noi non possiamo correre ma siamo pensiero, e il pensiero migliora il mondo”.

Il dibattito sulle norme in materia di eutanasia è stato avviato in Parlamento per la prima volta nel marzo 2013 e attualmente vi sono sei proposte di legge (una di iniziativa popolare presentata proprio dalla Coscioni) che dovrebbero confluire in un unico testo di legge, ma è tutto fermo da un anno. Va invece un po’ più spedito il ddl sul Biotestamento, ma è stato proprio il terzo rinvio all’approdo in Aula alla Camera a determinare l’appello di due giorni fa di Dj Fabo al presidente della Repubblica

Cappato in un video pubblicato in serata sul suo profilo Facebook ha spiegato di trovarsi “in Svizzera con Fabiano Antoniani che oggi ha avuto la sua prima visita medica e domani mattina farà la seconda, per controllare le sue condizioni fisiche e anche per confermare eventualmente la sua volontà di ottenere l’assistenza medica alla morte volontaria”. “Un tipo di aiuto e di assistenza – ha sottolineato – che dovrebbe essere riconosciuta a tutti i cittadini ovunque invece di condannare e costringere persone a questa sorta di esilio della morte che ritengo debba essere al più presto superato”.

Beppino Englaro, padre di Eluana e protagonista di una lunga battaglia per il diritto all’autodeterminazione anche per chi non è più in grado di esprimere la sua volontà, sostiene che “L’eutanasia è una questione che tutte le nazioni civili devono affrontare, con la quale prima o poi ogni paese deve fare i conti e anche il nostro Parlamento deve dare delle risposte”.

Alberto Gambino, giurista cattolico e presidente dell’associazione Scienza & Vita, vicina alla Cei, dal canto suo ha però invitato a distinguere tra la vicenda di DJ Fabo, “che merita pietà” e “lascia senza parole”, e la proposta di legge sul biotestamento in discussione in Parlamento: “è strumentale fare come i Radicali, che legano le due cose per chiedere l’approvazione veloce della legge in Italia”.