Facebook, insulti sulla pagina comune? Marito e moglie colpevoli entrambi

di redazione Blitz
Pubblicato il 14 Marzo 2017 - 06:15 OLTRE 6 MESI FA
Facebook, insulti sulla pagina comune? Marito e moglie colpevoli entrambi

Facebook, insulti sulla pagina comune? Marito e moglie colpevoli entrambi

UDINE – Marito e moglie condividono la pagina Facebook e uno di loro ci pubblica degli insulti? Sono entrambi colpevoli di diffamazione aggravata dall’utilizzo di un mezzo di pubblicità quale un social network. E’ quanto sottolinea il tribunale di Udine nella sentenza di condanna emessa nei confronti di Daniele Sforzin, 47 anni, di Bevazzana di Latisana (Udine) e della moglie, Giorgia Dell’Arnese, 47 anni anche lei.

Era stata proprio la donna a definire sulla pagina Facebook che condivideva con il marito i suoi datori di lavoro e colleghi con una parolaccia, spiega il Messaggero Veneto. Per quegli insulti a titolari e dipendenti della società di erogazione dei servizi portuali di Marina Punta Faro lo scorso giugno aveva patteggiato una multa da 688 euro, sospesa con la condizionale.

E adesso per quegli stessi insulti il giudice monocratico Carlotta Silva ha inflitto al marito la pena pecuniaria di 330 euro di multa, sospesa con la condizionale, e un risarcimento dei danni a tutte le parti civili, dodici in tutto, con la somma di 200 euro l’una, oltre che la rifusione delle spese legali da loro sostenute per la costituzione in giudizio, per complessivi 2 mila 500 euro.

Spiega il Messaggero Veneto:

Erano state proprio le società concessionarie demaniali marittime e quella per cui Sforzin lavorava, oltre che otto dipendenti che lì prestavano il proprio servizio, a sporgere querela il 15 aprile 2015.Il post che li aveva pitturati con un’espressione offensiva risaliva al 20 febbraio e cominciava con il racconto della moglie del rientro a casa del marito, «deluso dal comportamento dei suoi collaboratori i quali sembrerebbero remino contro di lui per imposizione».

Alla querela era seguita l’iscrizione di entrambi i coniugi sul registro degli indagati da parte del pubblico ministero, ed era seguito il licenziamento di Sforzin. Ma questi lo aveva impugnato, generando la causa civile attualmente pendente davanti al giudice del lavoro.

Spiega ancora il quotidiano veneto:

Nel corso dell’istruttoria dibattimentale, il tentativo della moglie di assumersi l’intera responsabilità del post e, in particolare, di far credere che ne fosse venuto a conoscenza soltanto all’atto della notifica del procedimento penale, era stato smontato da alcune testimonianze. A cominciare da quella dell’ex datore di lavoro di Sforzin, che aveva riferito di avergli chiesto spiegazioni pochi giorni dopo la pubblicazione del post.