Fausta Bonino: Non sono infermiera killer, ho vissuto incubo

di Redazione Blitz
Pubblicato il 23 Aprile 2016 - 01:37 OLTRE 6 MESI FA
Fausta Bonino: Non sono infermiera killer, ho vissuto incubo

Fausta Bonino: Non sono infermiera killer, ho vissuto incubo

FIRENZE – Nei giorni passati nel carcere don Bosco di Pisa, Fausta Bonino, l’infermiera accusata di aver ucciso 13 pazienti nell’ospedale di Piombino (Livorno), ha pensato a un “incubo: speravo di risvegliarmi, e che non fosse vero”. Lei ha sentito, dalla tv, tutte le accuse che le venivano rivolte: “Questo serial killer, tutte queste cose… per due giorni ho pianto. E il mio pensiero era che avessero preso una bella cantonata… di non tirarmene fuori…”, dice in un’intervista trasmessa su Retequattro.

Ricorda gli interrogatori, prima davanti ai carabinieri del Nas, che hanno condotto l’inchiesta, poi davanti al pm Massimo Mannucci, titolare dell’inchiesta: “Mi ha trattato proprio malissimo, da criminale… e continuava a dirmi che potevo essere fuori di testa, che poteva esserci una fuori di testa che faceva queste cose… – prosegue l’infermiera scarcerata due giorni fa dal tribunale del riesame di Firenze – Quando te lo senti dire per tre interrogatori, il primo di 6 ore, il secondo di 5, l’ultimo non mi ricordo se era di 4 o di 5 ore… hanno cominciato a dire che ero fuori di testa, visto che prendevo le pasticche per l’epilessia. Mi è venuto spontaneo dire a mio marito: ‘Avrò mica avuto dei momenti…'”.

“Mi dicevano: ‘Lei, se vuole venire fuori da questa situazione, non deve dire che è innocente. Lei deve dire che non si ricorda e molto probabilmente che ha fatto qualcosa senza ricordarselo’. Ti fanno il lavaggio del cervello, veramente… – spiega ancora la 56enne -, ti fanno il lavaggio del cervello, ti fanno dubitare di te stessa”. Poi Fausta Bonino ricorda le parole usate dal pm davanti ai giudici del riesame: “‘Sono venuto apposta per dirvi di non rilasciarla perché è un elemento pericoloso: se va a casa uccide i familiari, il marito e tutti i parenti'”. E’ stato lì, che ho pensato: “non esco più dalla galera per tutta la vita”.